12 Ottobre 2010
lombardia – Le voci dalla prima linea dei cantieri: “Mi portano via tutto, cosa farò domani?”

 Mentre le ruspe avanzano, dalla prima linea dei cantieri, dietro la trincea delle cascine, si alzano le voci degli agricoltori. Dalla Pedemontana alla Brebemi, dalla Tem alla statale di Morbegno, tutti si domandano cosa succederà domani.

Giuseppe Pantano, 48 anni, Desio (Milano), orticoltore: “La Pedemontana mi porterà via tutto: ho un’azienda di quasi 60 mila metri a ortaggi con 25 serre e un capannone costruito da pochi anni. Sarà tutto raso al suolo. Loro costruiranno un’area di servizio mentre io non so che fine farò. Vorrei sapere anche io qualcosa, ma nessuno mi ascolta. E’ un anno e mezzo che siamo in ballo. Meno male che non ho costruito la casa. Al posto del capannone ci faranno l’uscita dell’area di servizio. Nessuno sapeva niente fino a quando non ci siamo trovati nella lista nera degli espropri. Con la Pedemontana la mia azienda muore. Sono due anni che sto lavorando senza sapere cosa mi succederà. E’ come stare in casa la sera e non sapere se ci sarà ancora la mattina dopo. E non ho la forza per iniziare ancora da un’altra parte”.

Ivana Regazzetti, 35 anni, allevatore di mucche da latte, cascina Nuova a Paullo (Milano): “La nuova tangenziale est esterna di Milano ci passerà troppo vicina e non riusciremo a fermarla e insieme alla viabilità secondaria ci toglieranno la terra e ci chiuderanno l’azienda in messo alla strade e al traffico pesante. Passeranno a 50 metri dalla casa, li vedremo dal balcone. Già 30 anni fa la mia famiglia si è dovuta spostare per fare posto alla speculazione edilizia e abbiamo deciso di andare lontano in campagna ma adesso ci hanno raggiunto anche qui. Non voglio assolutamente chiudere. Voglio essere io a decidere se farlo o meno, non si tratta solo di soldi. Dove andiamo se non possiamo ricominciare da un’altra parte?”

Claudio Mapelli, 45 anni, allevatore di capre e vacche da latte, a Cassano D’Adda (Milano), cascina Gabana: “Da me il cantiere della Brebemi è aperto da giugno, le ruspe sono al lavoro a 10 metri dalla stalla, mi hanno già occupato il terreno e per adesso non ho visto un soldo di risarcimento. Quello che non capisco nell’atteggiamento della Brebemi è che sui cantieri vanno avanti come dei treni, 24 ore su 24, rispettano tutto i tempi di lavoro, fanno le occupazioni e dopo quando si tratta di indennizzare saltano fuori le difficoltà più impensabili. Quali sono le ragioni che bloccano il rispetto degli accordi? Così non si rispettano noi e il nostro lavoro”.

Luciano Moretti, 48 anni, Truccazzano (Milano), vacche da latte, cascina Rossa: “L’alta velocità mi ha tagliato in due l’azienda tre anni fa e distrutto un fabbricato. Con Brebemi mi passeranno a 200 metri dalla stalla”.

I fratelli Lorenzo, Roberto e Laura Pizzocchero, di Caravaggio (Bergamo) alla Cascina Dossi coltivano cereali, allevano bovini e suini e danno lavoro a otto persone. Adesso si troveranno circondati dall’asfalto e dai binari: “Non solo la Brebemi passerà nelle immediate vicinanze della nostra azienda, ma dovremo  anche abbattere una parte di fabbricato adibito a deposito. Inoltre la realizzazione di questa opera limiterà fortemente la nostra attività perché separerà il centro aziendale dall'intera superficie coltivata. Se non avremo la possibilità di attraversare con facilità  l’autostrada, dopo tanti investimenti e tanti sacrifici, rischiamo di vedere compromessi in modo irrimediabile la nostra azienda. Questo significa che se non ci costruiranno il sottopasso, inizialmente previsto dal progetto e poi inspiegabilmente cancellato, per raggiungere i nostri campi saremo costretti a fare percorsi alternativi molto disagiati e andremo incontro a costi aggiuntivi che peseranno irrimediabilmente sul futuro”.

Daniele Noli, 47 anni, allevatore di Castrezzato (Brescia): “Pochi anni fa ho sostenuto dei grossi investimenti per completare l’azienda, riunendo anche le porzioni di altri parenti. Ora Brebemi e Tav mi porteranno via tutto lasciandomi solo una stalla con cento vacche e appena un ettaro di terreno. Speravo che Brebmi mantenesse l’impegno a liquidare una parte del valore dei fondi prima di occuparli perché così avrei così potuto comperare altrove. Non è stato così. Mi hanno raccontato un sacco di balle. A questo punto, in barba a protocolli, accordi e promesse inutili, sono deciso a resistere fino in fondo per salvare la mia azienda ed il futuro della mia famiglia. Sto preparando azioni legali che mi costeranno un sacco di soldi ma venderò cara la pelle”.

Paolo Ambrosetti, 50 anni agricoltore di Fagnano Olona (Varese), coltiva 26 ettari di cereali a Gallarate, Cassano Magnago, Fagnano Olona e Cairate, per colpa della Pedemontana perderà quasi la metà dei terreni per cantieri e opere viarie secondarie: “Da febbraio 2010 ci sono i cantieri, ho perso l’intero raccolto di cereali e per i prossimi 4 o 5 anni la mia attività è sostanzialmente dimezzata. Mi hanno in larga parte compromesso gli investimenti in terreni e macchinari. Ho preso dei mutui per far crescere la mia azienda. Che succederà adesso?”.

Angelo Rabbiosi, 54 anni, di Cosio Valtellino (Sondrio), allevatore di vacche da latte, lungo la Statale 38 per lo Stelvio: “Il mio destino è nel limbo perché non sappiamo cosa succederà e dove passerà la tangenziale di Morbegno con la statale. C’è il rischio che mi costruiscano un muro di Berlino alto 7 metri a tre di distanza dalla casa, separandomi dalla stalla. Mi porteranno via anche la metà dei terreni. Vorrei capire cosa succederà, quale sarà il mio destino perché ormai sono quasi sei anni che la mia attività è paralizzata dall’assenza di certezze sulla costruzione di questa “benedetta” strada. In questa azienda campiamo in tre famiglie, Vorrei passare l’azienda al figlio, ma senza certezze rischio di lasciargli solo un pugno di mosche. E’ giusto tutto questo?”.

(12/10/2010)

Fabio Bonaccorso   comunicazione.lombardia@coldiretti.it  347/0599454

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