Nell’ultimo anno oltre duecentomila persone hanno affollato i mercati degli agricoltori di Campagna Amica delle province di Milano, Monza e Lodi, che con i loro 27 appuntamenti fissi sul territorio rappresentano quasi la metà dei 60 farmers’ market permanenti avviati dalla Coldiretti sino a oggi in tutta la Lombardia (erano 50 a ottobre 2009). Ai quali si aggiunge adesso anche Brugherio, dal prossimo 24 febbraio e ogni mercoledì mattina in piazza Nenni.
“Per noi si tratta di una tappa importante nella costruzione di quella filiera tutta agricola e tutta italiana che la Coldiretti sta mettendo in campo attraverso i mercati, i punti vendita in cascina e i Consorzi agrari per offrire ai consumatori prodotti del territorio, quindi nati e lavorati in Italia, nelle nostre campagne lombarde, garantiti dagli agricoltori e al giusto prezzo” spiega Enzo Pagliano, Direttore della Coldiretti di Milano e Lodi. Mediamente nei mercati degli agricoltori i prezzi sono inferiori di circa il 30 per cento rispetto ai valori rilevati per il nord Italia dal sito smsconsumatori del Ministero delle Politiche agricole.
Nei farmers’ market di Campagna Amica (il primo ha aperto nel settembre 2008 a Milano in via Ripamonti 37 e si tiene adesso ogni mercoledì e sabato mattina) si trovano un po’ tutti i tesori enogastronomici locali: salumi, formaggi, latte fresco di alta qualità, verdure, carne, miele, farina, riso e polenta.
“Quello che stiamo costruendo non è, e non vuole essere, solo un circuito commerciale vantaggioso sia per i consumatori che per i produttori – commenta Andrea Repossini, responsabile Coldiretti dei mercati di Campagna Amica fra Milano, Monza e Lodi – ma crediamo debba diventare un percorso culturale di scoperta del territorio, delle sue tradizioni, della sua storia e del suo sviluppo agricolo come esempio di una crescita in armonia con l’ambiente grazie al principio del kmzero che taglia i trasporti e quindi l’inquinamento. Oltre a rappresentare una difesa contro le speculazioni dal campo alla tavola, tragitto durante il quale i pochi centesimi pagati agli agricoltori diventano euro nella vendita al dettaglio, con un aumento medio di almeno 5 volte”.
Non meno grave è il danno per le imprese agricole italiane causato dal furto di identità: secondo dati Coldiretti l’inganno del falso Made in Italy a tavola, dovuto alla vendita di prodotti alimentari pagati come italiani senza esserlo, costa 70 miliardi alle tasche dei cittadini e riguarda in Italia due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta e oltre un terzo della pasta che è ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori.
(16/02/2010)