13 Settembre 2010
Pavia – OGM? No grazie, Coldiretti rimanda al mittente le esortazioni di Preve

Il presidente di Airi e di Riso Gallo, Mario Preve, la scorsa settimana a Robbio, durante un convegno di carattere agricolo in cui si parlava sostanzialmente di territorio e delle sue peculiarità ha voluto esprimere una decisa apertura alle coltivazioni OGM. Ci sembra quanto meno strano che si possa accostare il valore della risicoltura per le caratteristiche storiche, ambientali e qualitative della Lomellina, territorio vocato e riconosciuto anche dalla Comunità Europea, con una appiattimento e una standardizzazione della qualità e delle varietà che inevitabilmente conseguirebbe all’introduzione di coltivazioni OGM. Soprattutto se questa apertura arriva da un industriale che, giustamente, si fa vanto di vendere il riso da risotto, in settanta paesi al mondo. I presupposti da cui Preve è partito sono molto discutibili, l’affermazione che l’OGM sia in crescita nel resto del mondo non è fondata. Molti paesi, dopo una prima apertura, ne hanno abbandonato la coltivazione, gli stessi agricoltori, dopo le prime illusioni, si sono resi conto che il tanto vantato incremento di produzione e di reddito era in realtà una chimera bella e buona e che l’unico vantaggio concreto delle coltivazioni OGM risulta essere per le multinazionali che, estendendo il proprio monopolio, possono imporre qualunque prezzo. Non regge neppure il parallelo tra nucleare e OGM, avanzato dall’Industriale del riso, si tratta di problemi completamente diversi. Quando l’Italia decise di rifiutare il nucleare le tecnologie non erano quelle di oggi e i disastri ambientali accaduti ne sono triste testimonianza. La ricerca deve continuare. Coldiretti è certamente a favore della modernizzazione ma la scelta delle coltivazioni OGM, oggi sarebbe una via di non ritorno, rischierebbe di sacrificare il patrimonio di cultura e qualità che la nostra agricoltura si porta appresso, cancellerebbe l’enorme vantaggio, che purtroppo in risicoltura sfruttiamo poco, del brand “made in Italy”, invidiato, imitato e falsificato  in tutto il mondo e consegnerebbe le chiavi decisionali delle nostre imprese alle multinazionali. Per chiudere, Preve ha citato Cina, India e i Paesi asiatici come esempi da cui non farsi distanziare. Sinceramente Coldiretti è convinta che la risicoltura e tutta l’agricoltura italiana, fatte di tradizione, storia, sapore, genuinità, sicurezza, riconosciute attraverso tante dop e igp, siano molto lontane dall’agricoltura e dalla risicoltura di quei Paesi, ma non indietro, avanti. Imitarli significherebbe tornare indietro, retrocedere a quando la risicoltura era vista come l’attività degli inquinatori, dei nemici dell’ambiente. La scelta NO OGM di Coldiretti non è, come anche Preve ha cercato di far credere una scelta ideologica, è una scelta principalmente economica. Non vogliamo abbandonare la ricchezza della qualità e della tipicità italiane in favore di un prodotto omologato, uguale in tutto il mondo, da vendere al prezzo che altri ci imporranno e che altri compreranno dove sarà più conveniente.

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