Gli agricoltori controllori del territorio
Per almeno quindici giorni la primavera si è fermata e la pioggia è caduta in misura molto abbondante. Poi è rispuntato il sole ma sono cominciati i temporali con violenti acquazzoni.
Il già fragile equilibrio di alcune zone dell’Oltrepò ne ha risentito pesantemente e la cronaca quotidiana riporta le conseguenze di una situazione di estremo disagio.
Si sono aperte fenditure e ci sono stati smottamenti.
“Non è certo il tempo di affannarsi ad individuare di chi siano le colpe – ha dichiarato Giuseppe Ghezzi, presidente della Coldiretti di Pavia -. ma piuttosto è il momento di rimboccarci le maniche per evitare problemi maggiori. Tuttavia, non possiamo accettare le dichiarazioni di chi addossa le cause di tale situazione agli imprenditori agricoli che fanno già la loro parte, mantenendo un sistema che ha subito gravi danni provocati anche da decisioni prese sulla testa degli agricoltori”.
“Le nostre imprese – prosegue Giovanni Roncalli, direttore della Coldiretti di Pavia – mettono in atto una attenta manutenzione del territorio con la cura anche di canali e scoli che, a volte, non trovano il naturale sfogo perché mancano i corrispondenti scarichi lungo le strade o in quei tratti di terreno incolto o riconosciuto come bosco dall’Amministrazione”.
Una funzione svolta dall’impresa agricola che comporta una difesa ambientale a vantaggio di tutti ma che pesa esclusivamente sulle spalle dell’agricoltura.
Alla manutenzione dei terreni da parte delle imprese agricole deve corrispondere uguale attenzione da parte di tutti gli altri attori che partecipano alla gestione del territorio, attuando la necessaria manutenzione dei canali lungo le strade e la corretta pulizia dei tombini di scolo.
“Il problema in parte potrebbe essere risolto – riprende Giovanni Roncalli – grazie ad una diversa regolamentazione per gli interventi sulle aree riconosciute come boschi anche se in realtà si tratta di terreni quasi incolti. Nelle zone di bassa collina, a ridosso dei centri abitati e in zona vitata, Coldiretti propone che le regole per il ripristino della coltura siano più semplici e veloci senza insostenibili passaggi burocratici che ne scoraggiano l’attuazione”.
“Non si può addossare sempre la colpa agli agricoltori – chiude Ghezzi – già svolgono una funzione di tutela e di difesa ambientale, retta esclusivamente con le proprie forze, oltre ad una funzione di costante monitoraggio che solo chi vive direttamente sul territorio può realizzare concretamente. Vi sono tecniche e pratiche colturali che limitano i rischi di smottamenti, in molti casi sono già attuate e si potrebbe immaginare di incentivare questi comportamenti virtuosi. Stabiliamo le regole e decidiamo chi le deve far rispettare, l’agricoltura, come sempre, è pronta a fare la sua parte senza tentennamenti”.
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