Dobbiamo fare di tutto per tutelare il nostro patrimonio di formaggi, costruito con anni di fatica, impegno e sapienza. E’ il nostro fiore all’occhiello, non possiamo rischiare di buttarlo alle ortiche con operazioni miopi”. Così il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio commenta l'annuncio dell’acquisizione della Nuova Castelli da parte della multinazionale francese Lactalis che negli anni si è già comperata i marchi nazionali Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani e Cadermartori e controlla circa 1/3 del mercato nazionale in comparti strategici del settore lattiero caseario.
La nuova Castelli è il principale esportatore di Parmigiano Reggiano e con l’acquisizione la presenza francese in Italia si estende a prodotti nazionali a denominazione di origine (Dop).
La presa di posizione di Brivio è in linea con la denuncia del presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini: “Si è trattato di una vera e propria operazione lampo, messa a segno con la politica “distratta” dal confronto elettorale, che rischia di essere pagata dagli allevatori italiani ai quali la Lactalis ha infatti appena minacciato di ridurre unilateralmente il prezzo del latte alla stalla sottoscritto solo pochi mesi fa, in controtendenza rispetto all’andamento del mercato”.
Sono circa 70 le stalle bergamasche che guardano con particolare apprensione agli sviluppi di questa situazione perché conferiscono il proprio latte a Italatte (gruppo Lactalis) per oltre 2.000 qli di latte al giorno con una riduzione di circa un terzo rispetto al 2018.
Per Coldiretti ora devono essere resi pubblici tutti i termini dell’accordo e pretese adeguate garanzie sulle produzioni, sulla tutela delle denominazioni dalle imitazioni, sulla difesa dei posti di lavoro e sull’eventuale abuso di posizioni dominanti sul mercato lattiero caseario, strategico per il Made in Italy.
“E’ di fondamentale importanza difendere strenuamente i nostri marchi storici – afferma Brivio – per evitare che in seguito all’acquisizione di una posizione di predominio all’interno delle produzioni certificate si possa tentare di modificarne i disciplinari a scapito della garanzia di tutela dei consumatori e della distintività delle produzioni italiane oppure si proceda con un’azione di delocalizzazione, che si realizza con l’acquisto all’estero delle materie prime agricole e con la chiusura degli stabilimenti e il trasferimento di marchi storici e posti di lavoro fuori dai confini nazionali.”
La tutela dei marchi storici è una necessità per l’agroalimentare nazionale dopo che, secondo la Coldiretti, circa 3 su 4 sono già finiti in mani straniere e vengono spesso sfruttati per vendere prodotti che di italiano non hanno più nulla, dall’origine degli ingredienti allo stabilimento di produzione fino all’impiego della manodopera.