“Finalmente ha trovato risposta il grande impegno di Coldiretti in difesa dei prodotti alimentari Made in italy”. Così il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio commenta la decisione annunciata dal Ministro Ministro della Salute, On. Beatrice Lorenzin, di togliere il segreto e di rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero, anche per combattere inganni e sofisticazioni.
Una decisione che arriva dopo le proteste di Coldiretti al Brennero e le molteplici iniziative di mobilitazione messe in campo per contrastare le aggressioni al made in Italy conseguenti alla lavorazione nel nostro Paese di prodotti alimentari oggetto di importazione o di scambio intracomunitario e la successiva messa in commercio come prodotti autenticamente italiani.
Brivio sottolinea che l’eliminazione del “segreto di Stato” sulle informazioni che attengono alla salute ed alla sicurezza di tutti i cittadini realizza una condizione di piena legalità diretta a consentire lo sviluppo di filiere agricole tutte italiane che sono ostacolate dalla concorrenza sleale di imprese straniere e, fatto questo ancor più grave, nazionali, che attraverso marchi, segni distintivi e pubblicità, si appropriano illegittimamente dell’identità italiana dei prodotti agro alimentari.
Finora, infatti, una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità dei dati senza significative ragioni legate alla tutela della riservatezza, come testimoniato dallo scandalo della carne di cavallo, provocando gravi turbative sul mercato ed ansia e preoccupazione dei consumatori, a fronte all’impossibilità di fare trasparenza sulla provenienza degli alimenti. Una mancanza di trasparenza che ha favorito il verificarsi di inganni a danno di prodotti simbolo del made in Italy. A tal fine, il Ministro della Salute ha disposto l’immediata costituzione di un comitato presso il Ministero della Salute composto da esperti della materia, incaricato di definire, in tempi brevi, le modalità attraverso cui saranno rese disponibili le informazioni relative alla provenienza dei prodotti agro-alimentari a soggetti che dimostrino un legittimo interesse all’utilizzo di tali dati.
Un esempio di ciò che accade quotidianamente alle nostre frontiere – conclude Brivio – è l’ingresso nel nostro Paese di semilavorati come le cagliate, polvere di latte, caseine e caseinati che vengono utilizzati per produrre all’insaputa del consumatore formaggi di fatto senza latte. Il falso Made in Italy colpisce anche i formaggi piu’ tipici con la crescita esponenziale delle importazioni di similgrana dall’estero (Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia) per un quantitativo stimato in 83 milioni di chili che fanno concorrenza sleale a Grana Padano e Parmigiano Reggiano o Trentingrana ottenuti nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione. E’ giusto che su questi aspetti ci sia ora la possibilità di avere maggiore chiarezza”.