COMO-LECCO – Il “giro di vite” sulle frontiere blocca i lavoratori stagionali in arrivo in Italia e nelle nostre province, con il rischio di ulteriori, pesanti ripercussioni sull’agricoltura che sta resistendo in queste settimane difficili, continuando ad assicurare l’approvvigionamento di cibo.
Diverse le aziende lariane che riportano difficoltà in tal senso, con operai agricoli impossibilitati a partire dai Paesi di appartenenza: si tratta peraltro di un problema generale per la penisola, che mette a rischio più di ¼ del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere, con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero.
E’ attuale l’inizio delle campagne di lavorazione delle primizie, dagli asparagi alle fragole: sono quindi disastrosi, per l’agricoltura, gli effetti della chiusura dei confini anche verso l’Europa dell’est da dove vengono la maggioranza dei braccianti agricoli.
“Occorre subito una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne dove mancano i braccianti stranieri anche per effetto delle misure cautelative adottate a seguito dell’emergenza coronavirus da alcuni Paesi europei, dalla Romania alla Polonia fino alla Bulgaria” rimarca il presidente della Coldiretti lariana Fortunato Trezzi.
Occorre intervenire al più presto - sottolinea Coldiretti - per sopperire alla mancanza di manodopera stagionale e continuare a garantire le fornitura di generi alimentari a negozi e supermercati rimasti aperti come previsto dall’ultimo provvedimento del Governo.
Un’emergenza esplosa in un inverno caldo che ha fatto partire in anticipo la raccolta a marzo con le primizie e continuerà d’estate con la frutta come pesche, albicocche e susine per finire a ottobre con la vendemmia. Si tratta di decisioni “che stanno provocando le disdette degli impegni di lavoro da parte di decine di migliaia di lavoratori stranieri che in Italia trovano regolarmente occupazione stagionale in agricoltura, e il fenomeno interessa anche il comprensorio del settentrione lombardo, anche nel settore zootecnico” ribadisce il presidente.
La comunità di lavoratori agricoli più presente in Italia – spiega Coldiretti – è quella rumena con 107591 occupati, davanti a marocchini con 35013 e indiani con 34043, che precedono albanesi (32264), senegalesi (14165), polacchi (13134), tunisini (13106), bulgari (11261), macedoni (10428) e pakistani (10272) secondo le elaborazioni Coldiretti che ha collaborato al Dossier statistico Immigrazione 2019.
I voucher erano stati introdotti per la prima volta in via sperimentale nel 2008 proprio in agricoltura con la vendemmia per le peculiarità dell’offerta di lavoro nelle campagne. Nel corso degli anni successivi quello dei campi – sottolinea la Coldiretti – è stata l’unico settore rimasto legato all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito) e gli accresciuti appesantimenti burocratici che ne hanno limitato l’utilizzo e per questo ora in una situazione di emergenza vanno eliminati.
Il momento attuale – conclude Coldiretti Como Lecco – rende necessaria una radicale semplificazione per favorire la diffusione di uno strumento con importanti effetti sull’economia e il lavoro e che si era dimostrato valido nel favorire l’occupazione e l’emersione del sommerso. Un intervento reso ancora più urgente dai cambiamenti climatici con un inverno caldo e siccitoso che ha anticipato i cicli stagionali delle produzioni a partire dalla raccolta delle primizie e reso più pressante il bisogno di manodopera.