“La recente decisione del Parlamento Europeo di bocciare l’etichetta volontaria sulle carni bovine trova la nostra totale contrarietà. Chiediamo un ripensamento e l’avvio dell’obbligo di indicare l’origine per tutti i prodotti alimentari”. E’ questo in stretta sintesi il commento di Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Brescia e Lombardia, in merito alla decisione assunta nei giorni scorsi dal Parlamento Europeo di bocciare l’etichetta volontaria e di rinviare l’utilizzo del chip per i bovini.
“Quello dell’allevamento bovino – spiega Prandini - è un settore in cui Brescia si pone ai vertici nazionali per numero di capi allevati, con oltre 200.000 capi/anno tra vitelli a carne bianca e vitelloni a carne rossa. Anche dai dati dell’ultima annata agraria emerge come l’allevamento di bovini da carne rappresenti quasi il 15% del Pil dell’agricoltura bresciana, con un fatturato di oltre 150 milioni di euro".
"Purtroppo con questo cambiamento di visione da parte di Bruxelles – continua Prandini - si impedisce di valorizzare il lavoro dei produttori e non si da trasparenza ai consumatori. I nostri allevatori - ed il lavoro del nostro Consorzio Carni Bovine Scelte lo dimostra - sono all’avanguardia in merito alle informazioni da inserire in etichetta e con questo sciagurato provvedimento viene di fatto impedito di fornire informazioni utili quali la razza e il sesso dell’animale, l’alimentazione usata e l’età del bovino verso le quali i consumatori mostrano interesse ai fini di un acquisto consapevole e trasparente. Da parte nostra, seppure soli, continueremo ad impegnarci a tutela delle produzioni di qualità e a sostenere l’allevamento delle carni bovine: un settore che esce da un decennio tribolato e difficile ma che insiste giustamente sulla valorizzazione della qualità e della salubrità, della carne bresciana e italiana”.