La lunga fase di crisi della suinicoltura italiana sta mettendo a rischio la sopravvivenza stessa degli allevamenti, tanto che in Lombardia chiudono alla velocità di tre al mese. Questa grave situazione è stata oggetto di confronto durante l’incontro organizzato oggi, 22 dicembre 2014, a Montichiari presso il centro Fiera del Garda - con la partecipazione di oltre 300 suinicoltori provenienti dal nord Italia - per discutere un progetto di valorizzazione della carne suina insieme a Mario Emilio Cichetti Direttore del Consorzio del prosciutto San Daniele, Gianni Fava assessore regionale lombardo all’agricoltura, Giorgio Apostoli responsabile del settore zootecnico di Coldiretti nazionale e Ettore Prandini Vice Presidente nazionale di Coldiretti.
Da un’analisi di Coldiretti su dati Anas (l’associazione di settore), dal 2008 ad oggi nelle stalle italiane la consistenza dei capi allevati è passata da 9.300.000 agli attuali 8.600.000, con una diminuzione del 8,4%. Il dato è ancora più eclatante (e preoccupante) se si considera il numero di scrofe: nello stesso periodo è passato da 750.000 a 578.000, con un calo del 23%.
A preoccupare sono anche i prezzi di mercato: la media delle quotazioni CUN (Commissione Unica Nazionale) per gli animali destinati alle produzioni DOP e di peso tra 156 -176 kg da luglio ad oggi è di 1,40 euro/kg.; lo stesso periodo del 2013 era 1,59 e nel 2012 era 1,67.
Secondo Coldiretti bisogna puntare sulla tutela e sul rafforzamento degli elementi di distintività della produzione suinicola italiana. “Siamo convinti – spiega Ettore Prandini in occasione dell’incontro a Montichiari - che senza un chiara distinzione qualitativa delle carni dei suini nati ed allevati in Italia la nostra suinicoltura corra il rischio di soccombere sotto la pressione “dei prezzi bassi” e della concorrenza sleale. Inoltre – continua Prandini – è vero che abbiamo un patrimonio costituito dai prodotti con riconoscimento DOP, ma alcuni di questi hanno bisogno di una più coerente politica qualitativa per riaffermarsi sul mercato domestico e su quello internazionale. Percorrere la strada di una semplice riduzione dei costi porta a una crisi di perdita di valore del prodotto e del lavoro dell’allevatore. A questo sistema noi ci opponiamo”.
Nel 2014 il mercato suinicolo italiano è stato caratterizzato dalla diminuzione della domanda di cosce nel distretto di Parma (–10%), dalla riduzione dei consumi di carni suine fresche da parte delle famiglie (–5%) e da una sostanziale stabilità dell’offerta di suini per il circuito DOP nonostante un parco scrofe ridotto di oltre il 20% negli ultimi cinque anni.
“E’ ovvio che sulle crisi politiche internazionali – dichiara Prandini nell’intervento conclusivo a Montichiari - non è possibile intervenire ma ci sono altri fronti sui quali ci siamo spesi e ci stiamo spendendo, con l’obiettivo di riavviare la generazione di reddito per le imprese suinicole.”
I punti qualificanti sui quali è concentrata l’azione Coldiretti sono: una migliore valorizzazione economica del suino nato, allevato e macellato in Italia; il rispetto di pratiche commerciali più trasparenti e il contrasto alle pratiche che evocano l’italianità del prodotto con materia prima di importazione.