Si è riunita lunedì 21 ottobre la consulta dei suinicoltori soci di Coldiretti Brescia: al centro della partecipata e animata riunione le tematiche di stringente attualità del comparto suinicolo.Con la presenza del Responsabile dell’Ufficio Zootecnia della Confederazione Nazionale Coldiretti dr. Giorgio Apostoli, è stata l’occasione per focalizzare l’attenzione sul recente avvio della fase sperimentale per la formulazione del prezzo del suino a peso
morto.
È stato rimarcato che il pagamento a peso morto potrà avvenire solo a condizione che venga realizzato il programma per il miglioramento dell’applicazione del sistema di classificazione delle carcasse, ma è evidente che le preoccupazioni raccolte tra gli allevatori e le criticità fin qui riscontrate richiedono comunque la conoscenza delle regole e un conseguente approccio pragmatico.
Alla presenza del Presidente ANAS Andrea Cristini e del Presidente di Coldiretti Brescia e di Coldiretti Lombardia Ettore Prandini, c’è stato un ampio confronto anche sulle altre tematiche di stretta contingenza, principalmente su una CUN (Commissione Unica Nazionale) che vede le ultime quotazioni in caduta libera e sulla recente comparsa sulle scene di un nuovo soggetto macellatore, che (nel bene e nel male) ha sparigliato le carte.
“Tutte preoccupazioni che vanno affrontate in modo attivo e costruttivo – rilancia il Presidente Prandini -, sia per quanto in capo ai livelli istituzionali, sia per quanto possiamo e dobbiamo fare come mondo allevatoriale. Rispetto alla CUN – strumento ancora perfettibile - come Coldiretti continuiamo a sostenere che la Commissione deve proseguire il proprio lavoro e non deve essere strumentalizzata da manovre interne: il dialogo fra tutti i
componenti non va interrotto ma è necessario che parta dalla necessità di favorire la filiera e i prodotti Made in Italy. In tal senso occorre una forte azione di promozione dei consumi dei nostri prodotti di qualità, un etichetta chiara e obbligatoria – per Coldiretti la battaglia per antonomasia - e un controllo sempre più forte verso il falso made in Italy. E poi – mi permetto di dire – deve anche cambiare l’approccio dei produttori verso il mercato, con
forme di aggregazione e strategie tese a recuperare potere contrattuale”.