“Dopo aver ispezionato con le forze dell’ordine i cassoni e le cisterne dei Tir in transito dal Brennero e aver visto in diretta centinaia di Tir che ogni giorno portano in Italia latte, prosciutti, ortofrutta, carne, fiori provenienti da ogni parte d’Europa che, una volta passata la frontiera, diventano per incantesimo prodotti italiani, si capisce ancor di più quanto pesa la contraffazione sugli interessi veri del nostro Paese”.
Così spiega la grande giornata del 6 luglio il Presidente di Coldiretti ComoLecco, Alberto Pagani che ha guidato insieme al Direttore della Federazione Tino Arosio, la folta delegazione comasca e lecchese al passo del Brennero.
“Abbiamo guardato cosa c’era nei cassoni e nelle cisterne  dei Tir – spiega Pagani – ed è stato francamente impressionante. Abbiamo visto vasetti di pesto fatto in Germania con le etichette con la bandiera italiana e la scritta nella nostra lingua, Abbiamo visto decine di cisterne di latte provenienti da ogni paesi europeo diretti alla Parmalat, alla Sterilgarda, alla Galbani, ai caseifici campani per diventare mozzarella poi venduta come made in Italy.  Abbiamo visto arrivare anche mozzarelle già confezionate a pochi giorni dal caso “mozzarella blu”. Abbiamo scoperto che in provincia di Verona arrivano Tir con mele e kiwi prodotti in Cile, approdati in Olanda, certificati biologici in Svizzera, per essere venduti nel nostro paese come made in Italy.
“Nella sola giornata del 6 luglio – aggiunge Tino Arosio - abbiamo assistito ad un vero e proprio assedio straniero al prosciutto italiano. Al Brennero durante la nostra protesta sono stati bloccati diversi camion carichi di cosce di maiali pronte a entrare nel nostro Paese e a diventare quello che i consumatori saranno poi portati a scambiare per un prodotto nazionale. A fine giornata sono passati dal valico del Brennero verso l’Italia oltre diecimila prosciutti esteri.
“Uno degli ultimi carichi in ordine di tempo – aggiunge Arosio - è stato quello verificato dalla Guardia di Finanza verso le 17, su un tir in arrivo da Sondeberg, in Danimarca: oltre duemila prosciutti per duecento quintali di cosce diretti, secondo i documenti di viaggio, a un salumificio di Molteno, in provincia di Lecco. Abbiamo seguito con le nostre auto-civetta il Tir diretto a Molteno e lo abbiamo scortato fino alla località alle porte di Lecco dove è giunto intorno alle 23. Ad attenderlo davanti allo stabilimento c’erano i nostri associati con le bandiera gialle e un vero e proprio picchetto di accoglienza del Tir che trasportava il finto prosciutto made in Italy che poi viene venduto ai consumatori come se fosse italiano.
“Il paradosso – spiega il Direttore di Coldiretti Arosio - è che l’immagine pubblicitaria dell’azienda di Molteno che abbiamo fotografato, descrive il prosciutto cotto prodotto dall’azienda lecchese (con suini danesi!) di alta qualità “nazionale”, con a fianco il tricolore!
“L’altro paradosso – aggiunge Pagani - è che i nostri allevamenti e le nostre stalle stanno chiudendo per i prezzi pagati per i prodotti che non coprono i costi di produzione.
I nostri allevatori fanno di tutto per garantire qualità e sicurezza alimentare alle loro produzioni ma non possiamo certo restare con le mani in mano mentre viene sfruttata la fiducia che i consumatori hanno nel Made in Italy per vendere latte, formaggi, prosciutti, carne, frutta e verdura che con il nostro Paese hanno poco o nulla da spartire.
A questa situazione si può rispondere solo con una legge che obbliga ad indicare in etichetta per tutti i prodotti l’origine. La politica italiana e d’accordo, il Parlamento sta approvando la legge da noi richiesta, ma il vero scoglio è Bruxelles dove l’Italia deve presentarsi forte e compatta per far passare una norma che non chiude le frontiere, ma vuole garantire i consumatori e le aziende agricole trasparenza, sicurezza alimentare e prezzi giusti.

Comitato d'accoglienza per i 2000 prosciutti danesi a Molteno