13 Giugno 2022
Colmare il deficit agroalimentare per ridurre la dipendenza dall’estero

La crisi causata dalla guerra in Ucraina ha messo in evidenza quanto l’Italia sia deficitaria su molti fronti per quando riguarda il cibo.  Siamo infatti costretti ad importare il 73% della soia, il 64% della carne di pecora, il 62% del grano tenero, il 53% della carne bovina, il 46% del mais, il 38% della carne di maiale e i salumi, il 36% dell’orzo, il 35% del grano duro per la pasta e il 34% dei semi di girasole, mentre per latte e formaggi ci si ferma al 16%. (Analisi Coldiretti su dati Centro Studi Divulga). Secondo i dati Istat gli italiani destinano in media per l’alimentazione 470 euro al mese per famiglia tra alimentari e bevande analcoliche, un  valore che significa complessivamente una spesa alimentare pari a 144,4 miliardi all’anno.

“Stiamo affrontando una sfida molto importate – sottolinea il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio -; dobbiamo colmare il nostro deficit agroalimentare per essere sempre più autosufficienti. Il primo passo per aumentare le produzione è quello di recuperare quei settori dove siamo stati costretti a ridurre le produzioni a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori, questo è un impegno che riguarda tutta al filiera. Bisogna poi entrare nell’ottica che si deve evitare di consumare suolo fertile ma anche puntare sull’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici che hanno un forte impatto sulle produzioni. Ad esempio in questi giorni si sta mietendo l’orzo e si stima che il raccolto subirà un taglio di circa il 30% a causa della siccità”.

Coldiretti Bergamo sottolinea che si rischia anche l’abbassamento delle garanzie qualitative e di sicurezza degli alimenti ma anche la trasparenza dell’informazione ai consumatori, con la richiesta di deroghe alla legislazione vigente, dall’innalzamento dei limiti massimi ai residui chimici presenti negli alimenti introdotta in Spagna per alcuni principi attivi alla richiesta di utilizzo degli ogm non autorizzati, fino alla possibilità di utilizzare olio di palma in sostituzione di quello di girasole senza indicarlo esplicitamente in etichetta, concessa con una circolare dal Ministero dello Sviluppo economico in Italia.

“Non possiamo nel modo più assoluto accettare dei passi indietro sul tema della sicurezza alimentare – prosegue Brivio -. In gioco c’è la salute delle persone oltre alla competitività delle nostre eccellenze, un patrimonio costruito con anni di lavoro e passione che contribuisce anche alla valorizzazione dell’intero territorio. A livello provinciale possiamo contare su 10 prodotti DOP, 3 vini DOC e un DOCG e 26 prodotti agroalimentari tradizionali riconosciuti da Regione Lombardia che vengono prodotti esclusivamente in provincia di Bergamo”.

 

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