Con l'arrivo dell'autunno e dei primi freddi, l'incognita del caro-gasolio preoccupa gli imprenditori agricoli delle province lariane. “Aumenti consistenti e che paiono inarrestabili – sottolinea il presidente di Coldiretti Como-Lecco Fortunato Trezzi - e che incideranno in modo pesante per chi fa attività d'impresa”.
Il problema è comune a tutte le aziende agricole italiane ma è molto più sentito da quanti producono in una regione geografica dove il freddo si fa maggiormente sentire: il riferimento diretto è alla necessità di riscaldare le serre, ben presenti nelle due province lariane dove è intensa la coltivazione di fiori e ortaggi in tunnel.
“In Italia – aggiunge il direttore Francesco Renzoni - l'aumento del prezzo dei carburanti destinati all’agricoltura provoca un aggravio di costi per quasi 150 milioni di euro nell’ultimo anno: un settore dove il gasolio ha sostituito quasi del tutto la benzina nell'alimentazione dei mezzi meccanici”.
Come detto, oltre all'aumento dei costi per il movimento delle macchine come i trattori, in agricoltura il caro carburanti colpisce sopratutto le attività che utilizzano il carburante per l’irrigazione o il riscaldamento delle serre (fiori, ortaggi e funghi), di locali come le stalle, ma anche per l'essiccazione dei foraggi destinati all'alimentazione degli animali fino alla piscicoltura.
Ma a subire gli effetti del record nei prezzi del gasolio è l'intero sistema agroalimentare, dove i costi della logistica incidono dal 30 al 35% per frutta e verdura e assorbono in media un quarto del fatturato delle imprese agroalimentari. La continua crescita dei costi di trasporto e degli altri costi logistici mette a rischio la competitività delle imprese e che va affrontata con interventi strutturali in un Paese dove l’88% delle merci viaggia su strada.
Il rincaro dei carburanti si aggiunge a quello di mangimi, sementi, concimi, ecc: secondo i dati di Ismea, la nuova stangata sui mezzi di produzione ha portato ad un rincaro del 3,1%, secondo le ultime rilevazioni Ismea riferite allo scorso luglio. Gli aumenti più evidenti riguardano i prodotti energetici, balzati alle stelle (+9,5%) soprattutto a causa dell’energia elettrica, che oggi costa alle imprese il 26,2% rispetto a dodici mesi prima. Segno positivo anche per i soliti carburanti, rincarati del 5,5%.
Boom dei prezzi pure per i capi da ristallo (+9,3%) e per i concimi, le cui quotazioni sono più alte del 5% nel confronto con il luglio 2011. “Merito” degli azotati, aumentati del 9,6%, e dei fosfatici (+4%), ma va sottolineato come il segno positivo riguardi praticamente tutte le voci, dai complessi binari e terziari ai fogliari. Rincarano pure i mangimi, con un +3,7% generale e punte del 23,4% per panelli-farine e del 12,8% per i nuclei per bovini e vitelli. Anche qui i prezzi salgono comunque per tutti gli altri prodotti dell’indice Ismea. Non fanno eccezione le sementi, dove si spende il 2,5% in più
Ed anche i cittadini non sono tranquilli: secondo un sondaggio condotto negli ultimi giorni sul sito www.coldiretti.it, solo il 3% degli italiani teme la ripresa dello spread mentre l’autunno caldo fa paura a quasi la metà (48%) per l’aumento del prezzo della benzina ed al 25% per il rincaro della spesa alimentare.