Ancora nulla di fatto sul fronte del prezzo del latte, a fronte di una crisi che, perdurando la situazione attuale, rischia di mettere a serio la sopravvivenza delle imprese zootecniche lariane. A rinnovare l’appello “a fare presto e a rendersi conto della gravità della situazione” è il presidente della Coldiretti di Como-Lecco Fortunato Trezzi e lui stesso titolare di un’impresa zootecnica.
Un prezzo medio di 38,46 centesimi al litro non è sufficiente a garantire l’operatività di quanti operano nel settore zootecnico, gravati – sottolinea Coldiretti – da un aumento più che consistente dei costi di produzione (basti pensare al forte incremento del gasolio agricolo).
“Ciò che fa più male alle imprese e che questo prezzo si moltiplica a dismisura per i consumatori quando comprano il latte o il formaggio nei consueti canali di distribuzione: va da sé che vi siano le condizioni per una maggior remunerazione degli allevatori senza intaccare il prezzo finale all’utenza”.
Le parole del presidente Trezzi giungono a confermare una situazione la cui gravità è evidenziata, per l’intera Lombardia, dal presidente regionale di Coldiretti Ettore Prandini: “Rispetto allo scorso anno – spiega il presidente – le spese di gestione sono aumentate di quasi il 40% mentre il prezzo di un litro di latte riconosciuto alla stalla è fermo a 38 centesimi: un prezzo che, con l’esplosione dei costi di produzione nell’ultimo periodo, non è davvero più sostenibile. Viviamo una situazione che rischia di far chiudere decine di aziende agricole. Se è ciò che l’industria vuole, in un momento di crisi come questo, allora lo dica chiaramente e se ne assuma la responsabilità”.
Sale dunque la tensione sul prezzo del latte, e anche nelle province di Como e Lecco – come nell’intera Lombardia - monta la rabbia degli allevatori stretti fra crisi economica e boom dei costi. Nella nostra regione, dove si munge il 40% del latte italiano, le imprese agricole attive nel settore sono circa 6.400 ma quelle che conferiscono ai primi acquirenti (cooperative e industrie di trasformazione) sono già scese sotto la soglia delle cinquemila. “Se andiamo avanti così – aggiunge il presidente regionale Prandini – rischiamo la desertificazione della zootecnia della pianura padana, con perdite sia economiche che di posti di lavoro”.
Almeno 18 mila persone, fra titolari e dipendenti – stima la Coldiretti Lombardia – lavorano negli allevamenti da latte della regione. “Le nostre aziende – spiega Prandini – stanno facendo i salti mortali per riuscire a restare in piedi, ma la rabbia aumenta quando si vede che a fronte di una quotazione del latte alla stalla ormai molto sotto i costi di produzione, per i consumatori i prezzi degli alimentari al dettaglio non si sono affatto abbassati. Si stanno mettendo in ginocchio famiglie e settore produttivo. Non si può andare avanti così”.
Per questo – spiega la Coldiretti Lombardia – dopo colloqui per adesso infruttuosi con le industrie di trasformazione, gli allevatori stanno pianificando mobilitazioni e iniziative di protesta. “Quando c’è la crisi o si lavora tutti insieme per salvarsi oppure il sistema crolla – conclude Prandini – ed è quello che si rischia con le stalle da latte se la situazione non verrà sbloccata”.