2 Novembre 2020
Covid-19, soffre anche il made in Sondrio: “Necessari sostegni alla filiera agroalimentare”

SONDRIO – “Ci apprestiamo ad affrontare un altro periodo durissimo, oggi più che mai occorre intervenire a supporto delle imprese e avere uno spirito unitario a difesa delle produzioni locali e del made in Italy in generale”. Non nasconde le sue preoccupazioni il presidente provinciale di Coldiretti Sondrio, Silvia Marchesini, dopo le prime limitazioni per arginare la nuova ondata della pandemia: un quadro che potrebbe cambiare ulteriormente dopo le disposizioni del nuovo dpcm.

“Il decreto “Ristoro” varato dal governo per risarcire i mancati incassi prevede indennizzi a fondo perduto con un meccanismo ancora in fase di messa a punto, ma che sarà gestito dall'Agenzia delle Entrate, e che si spera possa ricomprendere un contributo anche per le altre aziende agricole in difficoltà, come ad esempio le cantine vinicole, a causa della chiusura dei canali horeca”.

La chiusura anticipata alle ore 18 già penalizza pesantemente il settore agricolo valtellinese e chiavennasco. Le sole vendite di cibi e bevande nel settore della ristorazione nel corso dell’anno hanno registrato perdite pesanti, con un impatto drammatico a valanga sull’intera filiera, dai tavoli dei locali fino alle aziende agricole e alimentari, come pure confermano i dati Ismea sulle pesanti conseguenze dell’emergenza Covid in Italia.

Il crack della ristorazione con il crollo delle attività di bar, gelaterie, pasticcerie, trattorie, ristoranti, vinerie, pub e pizzerie ha un effetto negativo sull’intero agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di oltre 9,6 miliardi per le mancate vendite di cibo e bevande nel 2020. Un drastico crollo dell’attività che – sottolinea Coldiretti Sondrio – pesa anche sulla vendita di molti prodotti agroalimentari identitari del nostro comprensorio, dal vino ai formaggi, ma anche su carne e salumi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.

“In provincia di Sondrio – sottolinea Marchesini – va prestata particolare attenzione anche alle criticità che possono interessare il settore vitivinicolo, che per fatturato ha nella ristorazione il principale canale di commercializzazione. Non dimentichiamo che nell’attività di ristorazione in Italia sono coinvolte circa 330 mila realtà, dove il made in Valtellina e Valchiavenna è sempre più presente, in cantina come pure in dispensa”.

L’emergenza va a penalizzare anche gli agriturismi, anch’essi colpiti dalle limitazioni che impongono la chiusura pomeridiana alle 18. Un comparto che può contare, secondo “Campagna Amica”, su 24 mila realtà diffuse lungo tutta la Penisola spesso situate in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto.

“Dopo il lockdown – spiega Marchesini – gli agriturismi del nostro comprensorio si sono ulteriormente attrezzati per riaprire in totale sicurezza, anche grazie proprio agli ampi spazi di cui in campagna possiamo godere. Le cene sono una voce rilevante per il bilancio delle nostre aziende per cui l’asporto e le consegne a domicilio, seppur importanti, non sono sufficienti a coprire le perdite provocate dai nuovi divieti”.

Un dato su tutti: 6 cittadini su 10, esattamente il 63%, cenavano fuori casa almeno una volta al mese. A questo si aggiunge che per molte strutture la pausa pranzo non è sufficiente per garantire la copertura dei costi, tenuto conto anche dei contraccolpi del comparto turistico e del forte calo di presenza nei locali di ristorazione che, in queste settimane, ha ridotto il numero di clienti anche per il servizio del pranzo.

“Le limitazioni alle attività di impresa – conclude il presidente Marchesini - devono, dunque, prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera e misure come il taglio del costo del lavoro con la decontribuzione protratta anche per le prossime scadenze, superando il limite degli aiuti di Stato. Gli interventi a fondo perduto devono essere rapidi per agriturismi e ristoranti in modo da incentivare l’acquisto di prodotti alimentari Made in Sondrio”.

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