27 Ottobre 2020
Covid, Lombardia: rischio 2 agriturismi su 3 con chiusura serale anticipata

La chiusura anticipata alle 18 per le attività di ristorazione rischia di penalizzare ulteriormente anche gli oltre mille agriturismi (2 su 3 di quelli attivi in Lombardia) che propongono i piatti tipici del territorio. È quanto afferma Terranostra Lombardia, associazione promossa da Coldiretti che rappresenta e riunisce gli agriturismi, in merito alle nuove disposizioni anti contagio in vigore in tutta Italia.

“Le cene sono una voce importante per il bilancio delle nostre aziende – spiega Massimo Grignani, presidente di Terranostra Lombardia – Lo stop di un mese imposto dall’ultimo decreto del presidente del Consiglio dei Ministri rischia di compromettere ancora di più queste attività già colpite dal lockdown della scorsa primavera e che per poter continuare a lavorare hanno recepito tutte le misure di prevenzione richieste dalle autorità competenti”.

L’asporto e le consegne a domicilio – continua Terranostra Lombardia – sono importanti ma non sufficienti a coprire le perdite provocate dai nuovi divieti. “Perciò – precisa Massimo Grignani – in questa nuova fase di emergenza, con le strutture obbligate alla chiusura serale, diventa fondamentale dare loro la possibilità di rimanere aperte a pranzo anche nei giorni non previsti dalle autorizzazioni aziendali, senza dover ricorrere a ulteriori adempimenti burocratici, per cercare di compensare almeno in parte le cene perse”.

Gli agriturismi – ricorda Terranostra Lombardia – si trovano in campagna, lontano dagli affollamenti e con spazi adeguati a tavola.  Per questo sono luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche e alleggerire gli assembramenti nelle città.

Con i nuovi limiti di orario – spiega la Coldiretti – nel settore della ristorazione nel suo complesso si perdono 6 italiani su 10 (63%) che almeno una volta al mese mangiano la sera fuori casa. Il risultato è il drastico crollo dei consumi che mette a rischio un terzo della spesa alimentare degli italiani con un impatto sull’intera filiera alimentare nazionale che – conclude la Coldiretti – perderà oltre un miliardo di euro di fatturato per le mancate vendite di cibo e bevande nel mese interessato dal decreto.

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