Entro 45 giorni il Governo s’impegna ad emanare un decreto per la ridefinizione delle zone vulnerabili, dopo il quale le Regioni avranno 30 giorni per disegnare la nuova mappa di gestione degli effluenti da allevamento. E’ quanto prevede il “piano salva stalle” per la zootecnia della Pianura Padana siglato sabato 29 novembre a Provaglio d’Iseo (Brescia) dal Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, dal Presidente della Coldiretti regionale Ettore Prandini, dai Ministri per le Politiche agricole Maurizio Martina e all’Ambiente Gian Luca Galletti, e dall’Assessore regionale all’agricoltura Gianni Fava, nell’ambito del forum “Made in Italy dopo Expo 2015”.
“E’ un passo importante per la salvezza di un settore fondamentale per l’economica lombarda e italiana - spiega Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti regionale - dobbiamo evitare che chiudano centinaia di aziende in tutto il nord Italia con contraccolpi drammatici sia sui livelli occupazionali che sulla produzione agricola”.
In Lombardia, dove si munge il 40% del latte italiano e dove si alleva la metà di tutti i suini a livello nazionale, le stalle di bovini e suini nell’ultimo anno sono passate – secondo i dati dell’Anagrafe zootecnica analizzati da Coldiretti – da 24.422 a 24.262: con un calo medio di 13 al mese.
“La mancata revisione delle zone vulnerabili sarebbe un colpo mortale – spiega Prandini – anche perché gli ultimi studi dimostrano che l’agricoltura ha un impatto di appena il 10% sulle falde, tutto il resto deriva da scarichi industriali e residenziali. La verità è che l’espansione edilizia degli ultimi anni ha non solo consumato suolo, ma anche stravolto gli equilibri ambientali dei nostri territori. E adesso una mappa vecchia di 20 anni rischia di danneggiare la nostra economia mettendo in ginocchio la zootecnia senza per questo risolvere il problema”.
“Per Cremona, terra di una zootecnia d’eccellenza che garantisce grandissime produzioni, questa è una partita vitale – sottolinea Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Cremona –. Il latte munto nelle nostre stalle e i suini dei nostri allevamenti sono base imprescindibile per grandi dop, dal Grana Padano ai prosciutti di Parma e San Daniele. E’ inaccettabile che questi tesori del Made in Italy, insieme alla sopravvivenza stessa delle imprese agricole, vengano messi a rischio da una scorretta definizione delle zone vulnerabili ai nitrati”.
La zootecnia cremonese – sottolinea Coldiretti Cremona – è scesa dai 293.885 bovini (di cui 151.256 vacche) allevati nel 2010 a 288.795 (di cui 146.030 vacche) censiti a fine 2013. La suinicoltura allevava 1.032.211 suini (di cui 71.999 scrofe) nel 2010 ed è scesa a 923.937 (di cui 60.431 scrofe) a fine 2013.
“Riportare giustizia e buonsenso in materia di direttiva nitrati significa porre fine a questo trend, salvando le imprese zootecniche e alcune fra le più grandi eccellenze del Made in Italy – conclude Voltini –. E’ una partita nella quale Coldiretti non ha mai gettato la spugna, proseguendo, da sola, nella sua azione. Il piano siglato con i Ministri per l’Agricoltura e per l’Ambiente è un grande risultato, tutto di Coldiretti”.