Un’impresa fondata sull’amicizia e sulla passione per la birra. Stefano Visinoni e Gabriele Fontana, entrambi di 31 anni, nel 2017 dopo aver seguito dei corsi professionali specifici, hanno fondato il Birrificio agricolo Pagus con sede a Rogno. Dopo aver avviato le prime produzioni di agribirre classiche, durante il primo lockdown hanno avuto l'intuizione di utilizzare l'acqua della sorgente che sgorga in una miniera di Schilpario (Bg) in modo da realizzare un prodotto unico, ancora più legato al territorio. Dopo aver verificato l'idoneità dell'acqua mediante analisi, hanno iniziato la produzione della Fréra, una birra dal gusto unico che dopo essere stata imbottigliata viene riportata nella miniera per la conservazione. Fanno parte delle loro birre speciali anche la Brown Ale prodotta con il mais nero spinoso di Esine e la Luppolo Fresco prodotta nella stessa giornata in cui il luppolo viene raccolto a mano.
“La produzione dell’ agribirra è da sempre il nostro obiettivo - dicono Stefano e Gabriele-; ci siamo informati, frequentato corsi e confrontati con altri birrififici e alla fine abbiamo attivato la nostra impresa. Ogni anno produciamo mediamente 70.000 litri di birra. Facciamo parte del Consorzio Birra Italiana e di Campagna Amica e Coldiretti, per noi sono collaborazioni molto importanti perché ci danno la possibilità di partecipare a progetti all’avanguardia e di sperimentare nuovi canali di vendita. Qui al Villaggio Coldiretti stiamo incontrando veramente tantissime persone”.
Per realizzare le loro birre, coltivano orzo, frumento, farro e luppolo. Sempre attenti a innovare, Gabriele e Stefano hanno pensato di trasformare il loro luppoleto in un luogo dove socializzare, fare picnic e degustare la loro agribirra. Recentemente hanno lanciato una campagna di adozione delle piante di luppolo (in cambio di alcune bottiglie di agribirra).
Questa diversificazione produttiva ha consentito loro di ampliare la loro gamma di agribirre e di coinvolgere un numero maggiore di estimatori di questo tipo di produzione.
Tutta l’energia utilizzata dai loro impianti proviene da fonti rinnovabili come il sole e il vento e gli scarti di produzione non vengono buttati. Per questo Gabriele e Stefano collaborano con realtà locali per il riutilizzo di queste risorse. Gli scarti di trebbie e lieviti vengono usati per alimentazione animale ( i maialini ne vanno ghiotti). Inoltre sempre le trebbie, in collaborazione con panifici e caseifici locali, vengono trasformate in prodotti da forno o formaggi.
Pur non avendo la certificazione Bio, i loro campi e vengono coltivati in maniera naturale, secondo natura. Poichè le scelte del presente impattano il futuro, si sono posti l’obbiettivo di arrivare al più presto con un packaging totalmente “plastic free”.
Recentemente il Birrificio Pagus per la sua attività svolta seguendo una sostenibilità ecologica, economica e sociale è stato tra i 10 finalisti a livello internazionale dell’European Beer Star nella categoria Future Awards.
“Questa candidatura è stata per noi motivo di grande soddisfazione- dicono Gabriele e Stefano -; non capita tutti i giorni di essere selezionati tra tantissimi birrifici di tutto il mondo e di poter far conoscere i valori della nostra terra che ci dona le materie prime per produrre la nostra birra agricola”.
Gabriele e Stefano hanno fatto diventare il loro luppoleto non solo un luogo di produzione ma anche un luogo di socializzazione. La sfida che si sono posti Gabriele e Stefano è quella di realizzare un prodotto che racchiuda l’essenza del made in Italy, che sia il frutto di materie prime pregiate, senza tralasciare la prospettiva di valorizzazione di un territorio ricco di qualità e di storia come quello che li circonda. Tutto ciò nel rispetto di una filosofia di totale tracciabilità del prodotto, dal campo sino al bicchiere, in modo da garantire un’assoluta trasparenza nei confronti del consumatore.
