E’ aumentato del 23% negli ultimi dieci anni il numero dei centenari in Lombardia. È quanto afferma la Coldiretti Lombardia, sulla base dei dati Istat, in occasione del “Nonno Day”, l’appuntamento annuale che riunisce i Senior Coldiretti provenienti da tutta la regione e che riparte dopo lo stop imposto dal Covid con una due giorni tra Bergamo e Brescia. Quest’anno – precisa la Coldiretti Lombardia – al centro del summit il rapporto tra corretta alimentazione e salute, con un focus sulla dieta mediterranea che con i suoi piatti diversificati e legati alla tradizione spinge la longevità in Italia.
La qualità della dieta mediterranea – spiega la Coldiretti Lombardia – è certificata anche dal fatto che, nell’anno del Covid, si è classificata come la migliore dieta al mondo secondo il best diet ranking 2021 elaborato dal media statunitense U.S. News & World Report, noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori. Il primato generale della dieta mediterranea – sottolinea la Coldiretti – è stato ottenuto grazie al primo posto in ben cinque specifiche categorie: prevenzione e cura del diabete, difesa del cuore, mangiare sano, componenti a base vegetale e facilità a seguirla.
Il riconoscimento come miglior regime alimentare al mondo – continua la Coldiretti – arriva a poco più di dieci anni dall’iscrizione della dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco avvenuta il 16 novembre 2010, grazie a una virtuosa ed equilibrata lista di alimenti come pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari che ha consentito all’Italia di conquistare il record di longevità in Europa.
Il primo posto nella classifica mondiale delle diete – afferma la Coldiretti – è anche una risposta ai bollini allarmistici e a semaforo sui prodotti della dieta mediterranea che dall’Europa al Sudamerica fino all’Oceania rischiano di essere ingiustamente diffamati da sistemi di etichettatura ingannevoli.
Un attacco che parte della Francia con il nutriscore e dalla Gran Bretagna con il sistema del “traffic light” che misura con i tre colori tipici del semaforo (verde, giallo e rosso) il quantitativo di nutrienti principali contenuti negli alimenti: grassi (di cui saturi), zuccheri e sale. Un modello che potrebbe essere adottato anche in India, mentre in Sudamerica rischia di fare scuola il bollino nero cileno – prosegue Coldiretti – che sconsiglia di fatto l’acquisto di prodotti come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi, e a cui potrebbero guardare il Brasile e il Perù. L’Australia si potrebbe dotare presto di un sistema a stelle (Health star rating) che come il nutriscore si basa sulla presenza di determinate sostanze in 100 grammi di prodotto.
Si tratta di un trend – conclude la Coldiretti – che mette in pericolo non solo il patrimonio agroalimentare italiano ma anche la salute dei consumatori di tutto il mondo, inducendoli di fatto a preferire prodotti di minore qualità con prodotti fatti con ingredienti di sintesi e a basso costo spacciandoli per più salutari.