Trecentomila suini in meno. E’ questo il dazio pagato negli ultimi due anni dalla Lombardia alla crisi degli allevamenti stretti fra prezzi che non coprono i costi di produzione e importazioni di carni e cosce dall’estero che stanno inondando il mercato, tanto che 2 prosciutti su 3 in Italia arrivano dall’estero. Una situazione che ha scatenato la rabbia degli allevatori della Coldiretti Lombardia che in duemila, al fianco di altre migliaia di agricoltori in arrivo da tutta l’Italia, si sono diretti a Reggio Emilia e al Brennero per protestare e controllare i camion in arrivo dall’Austria e dagli altri Paesi europei, nell’ambito della mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” promossa dalla Coldiretti.
A livello provinciale, spiega la Coldiretti Lombardia, negli ultimi due anni Brescia ha perso oltre 60 mila suini, Mantova più di 120 mila, Cremona oltre 90 mila, Lodi 83 mila, Bergamo 6 mila, Milano 8 mila, in negativo con alcune centinaia di capi a testa Lecco, Como e Sondrio (che però hanno un patrimonio totale di circa seimila unità), Monza Brianza è in stallo senza variazioni di rilievo, unici territori in controtendenza sono Varese che cresce di 60 di capi e Pavia che resiste con 35 mila suini in più.
Nell’ultimo anno sono scomparsi in Italia 615 mila maiali, ma il sistema nazionale sta perdendo la propria capacità di rifornimento anche sul fronte dei suinetti: fra il 2012 e il 2013 hanno chiuso 3 allevamenti al mese.
Dall’inizio della crisi la filiera ha perso oltre 8 mila posti di lavoro. Mentre a fronte di costi che hanno raggiunto 1,56 euro al chilo gli allevatori hanno preso quest’anno in media circa 1,45 euro al chilo. A deprimere le quotazioni è la concorrenza a basso costo dall’estero: i principali Paesi che stanno cingendo d’assedio il mercato italiano con le loro forniture dall’estero sono la Germania, l’Olanda, la Francia, la Spagna e la Danimarca.