27 Dicembre 2011
LOMBARDIA – COTECHINO “LIGHT” PER CAPODANNO E ANCHE I MAIALI SONO PIU’ SNELLI

Meno grassi e meno colesterolo in tavola con il cotechino Made in Italy. Negli ultimi 20 anni è calata  la quantità di lipidi presenti nei salumi italiani Dop e Igp – spiega la Coldiretti Lombardia - e per il cotechino, in particolare, considerando 100 grammi di prodotto, la diminuzione è stata del 34 per cento (dati Inran). Minore quindi l’apporto calorico: se nel 1993 era di 307 chilocalorie per etto, nel 2011 si è scesi a 253. 

E anche i maiali sono più “snelli” – aggiunge Coldiretti Lombardia – dal 1990 a oggi lo strato di grasso che ricopre le cosce è passato da 40 a 20 millimetri. “E' sbagliato pensare che la carne di suino sia grassa: dopo quella di pollo è in assoluto la più magra - spiega Marco Lunati, allevatore di Mairago, in provincia di Lodi,  e consigliere Anas (Associazione nazionale allevatori suini) - Negli Stati Uniti la chiamano “the other white meet”, cioè l'altra carne bianca”.

  Una carne che è l’ingrediente base di cotechini e zamponi, composti da un terzo di tagli magri, un terzo di tagli grassi e un terzo di cotenna. I cotechini acquistati dagli agricoltori della Filiera agricola di Coldiretti sono solo di carne è italiana, mentre per gli altri in circolazione ci possono essere percentuali di carne spagnola e tedesca.

Ogni anno, si producono circa 500 mila cotechini e zamponi, mangiati soprattutto fra Natale e Capodanno. Per riconoscere la qualità, oltre a leggere gli ingredienti in etichetta, bisogna fare la “prova del taglio”: la fetta deve essere granulosa ma compatta, sfaldarsi ma non sbriciolarsi, avere un colore rossastro non troppo chiaro e se cola un po’ è meglio perché non è grasso ma proteine della cotenna dopo la cottura.

In Italia – spiega Coldiretti Lombardia - si consumano oltre 365 mila tonnellate di carne suina per un valore che supera i 3 miliardi e 751 milioni di euro, mentre vengono allevati ogni anno 13 milioni di capi (la Lombardia pesa per quasi il 50 per cento) più altri 843 mila nati all'estero, per un totale di un milione e 620 mila tonnellate di carne.  

“Nei primi otto mesi di quest'anno – spiega Lunati – l'import di suinetti vivi è cresciuto del 17 per cento rispetto al 2010, mentre i nostri allevatori lottano per non chiudere: in provincia di Milano e Lodi, ad esempio, negli ultimi otto anni sono scomparse 80 aziende. Bisogna rilanciare il settore per il bene della nostra economia e del vero Made in Italy e per farlo serve l'etichettatura di origine obbligatoria, perché il consumatore deve sapere da dove arriva la carne che mangia. Solo così potrà scegliere davvero il prodotto che vuole”.

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