2 Maggio 2011
Lombardia – Il Presidente Marini scrive a Formigoni e De Capitani: Direttiva Nitrati, la deroga non basta

“Caro Assessore, come ben saprai l’applicazione della direttiva europea sui nitrati determina numerosi adempimenti a carico delle imprese zootecniche, con evidente compromissione delle aspettative economiche e di reddito degli allevatori tenuti all’osservanza di una serie di vincoli che, oltre ad apparire eccessivi, risultano in larga parte insufficienti a dar soluzione ai problemi di inquinamento in ragione delle diverse e prevalenti cause di vulnerazione delle acque. In particolare, l’esperienza applicativa e i più avanzati studi ed approfondimenti imputano a fonti diverse dalla zootecnia il maggior impatto sull’inquinamento delle acque, tenuto conto del trattamento dei reflui urbani in conseguenza del deficit conosciuto dei servizi di fognatura e depurazione”. Inizia con queste parole la missiva che il Presidente nazionale di Coldiretti Sergio Marini ha indirizzato all’Assessore regionale all’agricoltura Giulio De Capitani e al Presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni.
Con forza Coldiretti, con la sua voce più autorevole, torna a richiamare l’attenzione sulla questione della direttiva nitrati, una norma della quale da tempo si chiede la radicale riscrittura, evidenziando come a rischio sia il futuro stesso della nostra zootecnia. “Al fine di avviare a soluzione i problemi evidenziati è stato proposto di ricorrere alla cosiddetta deroga che sarà oggetto di discussione, presso il Comitato nitrati, il 17 maggio – prosegue il Presidente Marini –. Tale strumento non appare, tuttavia, adeguato a consentire un’assegnazione proporzionale delle responsabilità dell’impatto inquinante e degli oneri connessi per i settori coinvolti, condizione preliminare per pervenire ad un legittimo aggiornamento delle zone vulnerabili”.
La richiesta della prima Organizzazione degli agricoltori è chiara ed esplicita: “Si ritiene irrinunciabile – scrive il Presidente nazionale di Coldiretti ai vertici di Regione Lombardia – subordinare l’eventuale prosecuzione della discussione della richiesta di deroga alla preventiva stipulazione di un ‘accordo di programma’, da parte delle Regioni interessate e dei Ministeri all’Ambiente, del territorio e del mare e delle Politiche agricole, alimentari e forestali, che sia comprensivo di misure adeguate, partendo dall’avvio di studi ed analisi dirette alla ricerca delle effettive e concorrenti fonti di inquinamento”. Per Coldiretti “soltanto con una rinnovata delimitazione dei confini delle zone vulnerabili ottenuta tramite il ricorso a criteri che dimostrino l’abbattimento delle sostanze inquinanti in ragione della reale imputazione rispettivamente al carico agricolo e zootecnico, al trattamento delle acque reflue, agli scarichi industriali e all’inquinamento atmosferico, potrà essere fornita una risposta soddisfacente senza ‘svendere’ il nostro patrimonio zootecnico a compromessi poco lusinghieri”.
“Si tratta di prendere in considerazione la necessità di rendere disponibili quelle risorse finanziarie sufficienti a figurare gli investimenti strutturali richiesti alle imprese zootecniche per l’adeguamento dei limiti di stoccaggio richiesti oltre a rimodulare i piani di spandimento secondo le fasi stagionali imposte dalla modifica dei fattori climatici – conclude Marini –. In ragione di ciò, anche se dovesse aver seguito la discussione della deroga, si chiede che, già nei programmi di azione in corso di definizione, siano integrate misure di prevenzione dell’inquinamento in base all’individuazione esatta dei carichi inquinanti finora totalmente incentrati solo sull’attività agricola”.
“La forte presa di posizione del Presidente nazionale è ulteriore conferma della determinazione con cui Coldiretti sta seguendo la ‘questione nitrati’. Non allenteremo il nostro pressing sulle istituzioni regionali, nazionali e comunitarie, finché non passerà una revisione della direttiva europea che tenga conto della peculiarità dell’Italia, ed in particolare della Pianura Padana – sottolinea il Direttore di Coldiretti Cremona Simone Solfanelli –. E’, questa, una problematica profondamente sentita dagli allevatori della provincia di Cremona. Il nostro territorio vanta oltre mille allevamenti con bovini, di cui circa l’ottanta per cento con vacche da latte. Nel 2010 il patrimonio in provincia era di 151.256 vacche da latte (rispetto ad un totale di 293.885 bovini), con una produzione di 10.900.890 quintali di latte, vale a dire il dieci per cento del totale nazionale. Si aggiunga un comparto suinicolo con oltre 1.000.000 di capi: la provincia di Cremona, insieme a Mantova e Brescia, rappresenta il 73% del patrimonio regionale”. “Da questi allevamenti giungono produzioni d’eccellenza, uniche, indissolubilmente legate al nostro territorio e alla nostra agricoltura, come il Grana Padano,  il Provolone e tutti i lattiero-caseari da un lato, e d’altro lato le grandi dop dei Prosciutti, ma anche il Salame Cremona e tutti i prodotti della suinicoltura made in Italy – conclude il Direttore di Coldiretti Cremona –. Produzioni vanto dell’autentico Made in Italy, che Coldiretti saprà valorizzare e tutelare, anche attraverso la determinante azione sulla direttiva nitrati”.

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