23 Giugno 2010
Lombardia, partenze scaglionate verso gli alpeggi dopo il colpo di coda del maltempo

Nel Bresciano i capi malga sono partiti la settimana scorsa, ma il colpo di coda del maltempo ha frenato la salita negli alpeggi di molte mandrie che solo in questi giorni stanno iniziando la marcia verso i 600 pascoli di montagna della Lombardia sui quali ogni anno si spostano oltre mille allevamenti. Qualcuno che era partito si è dovuto fermare nelle zone più basse. “Speriamo che la situazione si stabilizzi in modo definitivo per permettere agli animali di pascolare e agli allevatori di lavorare in condizioni non proibitive – spiega Nino Andena, Presidente della Coldiretti Lombardia – anche perché in gioco  c’è la nascita di alcuni formaggi pregiati e storici come il Bitto della Valtellina, il Bagoss della Valsabbia o il Silter della Valcamonica”.

Da un monitoraggio di Coldiretti sulle aree a ridosso della montagna lombarda, da Varese a Sondrio, da Bergamo a Brescia, questa settimana ci sono diverse partenze scaglionate e chi è andato prima si è trovato sotto una nevicata inaspettata. “E’ vero anche da noi molti hanno frenato le salite in alpeggio per colpa della pioggia e della neve della settimana scorsa. Alcuni si sono fermati sui pascoli più bassi, fra i 1.200 e i 1.800 metri” spiega Demetria Cerea, responsabile di zona della Coldiretti in Valle Brembana.

“Di solito partiamo il 20 di giugno per l’Alpe Forni – spiega Andrea Pedranzini, 38 anni, allevatore e produttore di Bitto in provincia di Sondrio – quest’anno abbiamo ritardato. Ma adesso l’erba c’è ed è ora di andare”. Per ritrovarsi poi con i pascoli a 2.700 metri di altezza e la baita poco sotto a 2.400 e mungere tutti i giorni e tutte le notti per lavorare subito il latte e fare il Bitto, uno dei formaggi pregiati della Lombardia: 20 mila forme nel 2009 su 80 alpeggi valtellinesi, alcuni anche sopra i 2.000 metri fra Alta Valtellina e Montespluga. Invece nella Bergamasca grazie al latte di alpeggio si producono circa 8 mila forme per  750 quintali di Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana, mentre sopra Bagolino nella bresciana Val Sabbia regna il Bagoss.

Cristian Colombo, 34 anni, bergamasco, è uno dei produttori del Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana e anche lui non è ancora partito: “Vado su questo venerdì con le mie 70 vacche di cui una quarantina in lattazione. Questa estate produrrò circa 250 forme di Formai de Mut”. Ma fra spese e fatica è tutto sempre più difficile.

Come ammette Alberto Libera, 44 anni, che da Colorina (Sondrio) porta le sue vacche all’Alpe Colina di Postalesio e all’Alpeggio Arcoglio di Torre Santa Maria e in Valmalenco per fare il Bitto: “Ma io non mollo e con mia moglie portiamo su anche i miei figli di 2 anni e di 40 giorni. Come fece mio padre con me, che mi metteva nella gerla e poi si andava”.  

Adesso la salita estiva si fa ovunque con i camion e i trattori, mentre a settembre si torna a piedi: uomini e animali insieme. “Si è più allenati a forza di fare su e giù per i pascoli - aggiunge Libera – ma non è solo una questione di mezzi di trasporto. Rispetto a trent’anni fa sono cambiati anche i pascoli, dove non si trovano quasi più gli spinaci selvatici ed è diminuito il trifoglio. Mentre i costi sono aumentati ed è sempre più complicato far quadrare i conti”.

Per questo qualcuno unisce le forze per lavorare in alpeggio, come è successo a Varese dove da alcuni giorni una novantina di capi bovini da carne e da latte si trovano al pascolo all’Alpe Forcora  in comune di Veddasca. Grazie alla Coldiretti, cinque allevatori della provincia hanno creato un’associazione temporanea e attraverso un accordo con l’amministrazione comunale gestiranno un’area di circa 230 ettari, cento dei quali pascolabili. L’area interessata verrà seguita anche dal punto di vista ambientale “perché gli alpeggi sono oasi di natura di valore incalcolabile” spiega Nino Andena, Presidente della Coldiretti Lombardia.

“Quando c’è il sole qui è un paradiso - conferma Giovanni Negrini, 68 anni, che accompagna il genero Michele Codega e la sua mandria di cento mucche da latte all’alpeggio di Stavello, in provincia di Sondrio, a 1.700 metri di altezza – bisogna viverci per capirlo. Solo che è dura. E quando piove e fa freddo è pazzesco. Noi siamo arrivati sabato scorso e la mattina ci siamo svegliati con 30 centimetri di neve. Adesso speriamo nel bel tempo e nell’estate. A settembre poi si scende di nuovo  a valle, al fianco delle mucche, a volte davanti per rallentarle un po’,  che anche loro hanno fretta quasi sentissero che si torna a casa”.

(23/06/2010)

Fabio Bonaccorso
comunicazione.lombardia@coldiretti.it
347/0599454

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