La siccità ha fatto strage di tartufi. Rispetto ai 25 quintali di neri recuperati ogni anno in Lombardia durante l’estate – spiega la Coldiretti regionale – quest’anno i report degli appassionati indicano un crollo di circa il 50 per cento per i "diamanti dei boschi".
"Nella bergamasca - spiega Andrea Bonucci, vice presidente regionale dell’Urat (la federazione delle associazioni dei ricercatori lombardi) – due anni fa ne abbiamo trovati 8 quintali, mentre per quest’anno non dovremmo aver superato i 3 quintali. Adesso bisogna vedere come andrà con quelli bianchi invernali".
In Lombardia sono circa 2.800 i cacciatori di tartufi, concentrati in particolare nelle province di Pavia (oltre mille), Bergamo (650), Brescia (400) e il resto fra Como, Lecco, Sondrio e Varese. Ognuno può raccoglierne fino a un chilo al giorno, fatto salvo il ritrovamento di un unico esemplare di peso superiore. Le quotazioni dei tartufi bianchi è di circa duemila euro al chilo, mentre per quelli neri è di circa mille euro al chilo.
Per trovare i preziosi funghi – aggiunge la Coldiretti Lombardia – oltre all’abilità e alla competenza del tartufaio, serve anche un buon cane da ricerca: tutte le razze sono adatte (Pointer, Setter, Spinone, Bracco), anche se il solo riconosciuto ufficialmente è il Lagotto Romagnolo, un tempo usato per la caccia nelle valli di Comacchio. "Per l’addestramento – dice Bonucci – servono 10 minuti al giorno per due o tre mesi, facendo annusare al cane il tartufo, per poi nasconderlo e farglielo ritrovare".
Come per molti altri prodotti – conclude la Coldiretti Lombardia – anche per i tartufi c’è il problema dei falsi. "Si assiste sempre più spesso – conferma il sito dell’associazione tartufai bresciani – alla vendita di tartufi italiani mescolati con il Tuber indicum Cooke, o tartufo cinese, che non è nell’elenco delle specie destinate al commercio e al consumo".