Rischio collasso per gli allevamenti da latte e per i caseifici della pianura padana: il terremoto che ha colpito oggi fra Mantova e Modena – spiega la Coldiretti Lombardia in base alle informazioni raccolte dal territorio - ha danneggiato 250 mila forme di Grana e 300 mila forme di Parmigiano, per un totale di 550 mila pezzi che si aggiungono ai 500 mila già colpiti la settimana scorso. Le scosse sismiche hanno in pratica colpito il 10 per cento della produzione annua di due dei formaggi più popolari e diffusi del Made in Italy e la metà di questo 10 per cento viene considerato non più recuperabile in alcun modo.
“Questa situazione – spiega Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti Lombardia – rischia di mettere in ginocchio il settore: le forme perse o danneggiate servivano anche come garanzia per crediti e finanziamenti che le aziende avevano chiesto alle banche per gestire l’attività e gli investimenti. Adesso non c’è un minuto da perdere e ognuno deve fare la propria parte: le banche devono garantire la sospensione dei mutui e la tenuta delle linee di credito, mentre le istituzioni e in particolare la Regione devono intervenire con misure straordinarie per andare in soccorso delle persone e delle aziende. Nessuno si può e si deve tirare indietro: è il sistema Paese che si deve muovere perché questa è una tragedia che riguarda tutti ed è insieme che ce la possiamo fare”.
Intanto nelle campagne della provincia di Mantova le scosse di questa mattina hanno lasciato fabbricati crollati, case spezzate in due da crepe sempre più profonde, scale pericolanti all’interno dei palazzi, ai quali si aggiungo magazzini danneggiati in modo serio fra Quistello, Moglia, Pegognaga e Porto Mantovano. “Dal territorio – spiega Prandini – ci continuano ad arrivare notizie e segnalazioni di danni ad abitazioni e strutture. Nei caseifici e nelle aziende agricole la gente è come frastornata: erano giorni che si stava lavorando per rimettere in piedi tutto, per finire la conta dei danni e ripartire, ma le due forti scosse di oggi hanno tagliato le gambe a molti e adesso, fra danno economico immediato e difficoltà sulle linee di credito, una fetta importante della zootecnia lombarda rischia di sparire”.