8 Maggio 2020
L’orticoltura bergamasca e la sfida della filiera condivisa

Se si riparte con le vecchie regole, non è una vera ripartenza. Tutto è cambiato rispetto al passato e per Coldiretti Bergamo dare un reale segnale di fiducia al Paese e superare la crisi significa anche ripensare al valore degli accordi e delle collaborazioni.  Questo concetto – spiega Coldiretti Bergamo - si adatta bene alla situazione “scomposta” del settore orticolo, dove ci sono realtà che producono e realtà che ritirano le produzioni e le lavorano, trasformandole nella cosiddetta “quarta gamma” oppure in verdura in scatola o surgelata. Un’esperienza vincente nella Bergamasca che ha raggiunto traguardi importanti, basati però su meccanismi non sempre virtuosi.

Lo spunto per questa riflessione arriva dall’annuncio della Bonduelle che nonostante la criticità del momento non ha fermato le assunzioni, ma al contrario ha aperto 12 nuove posizioni e ricerca personale. E’ certamente una bella notizia, ma ci può e ci deve essere anche dell’altro.

“Se vogliamo continuare a far vivere nella nostra provincia il settore dell’orticoltura legato alla “quarta gamma”, che conta oltre 50 aziende in cui operano più di 800 addetti, è indispensabile adottare una nuova visione – afferma il presidente di Coldiretti Bergamo, Alberto Brivio –;all’interno della filiera i rapporti tra i vari soggetti vanno riequilibrati, perché così come sono attualmente non possono reggere a lungo. Solo con una nuova impostazione potremo guardare realmente al futuro e dare il via ad una fase di “solido rinascimento” della nostra economia agricola”.

Per Coldiretti Bergamo nel ripensare il rapporto tra produttori e trasformatori non si può prescindere dal fatto che il concetto di filiera non indica solamente i singoli passaggi della produzione, della trasformazione, della distribuzione e del consumo, ma implica anche un grado di responsabilità etica ed economica di tutti i soggetti coinvolti.

Ed è proprio partendo dal senso di responsabilità che gli orticoltori  chiedono di essere maggiormente coinvolti nella programmazione di chi ritira il loro prodotto, per non trovarsi a dover subire scelte colturali difficili da soddisfare e onerose da realizzare, senza aver in cambio alcuni tipo di riscontro economico. Un prodotto di qualità ha un maggior valore di mercato, ma richiede anche l’attivazione di una serie di funzioni aziendali tutt’altro che banali, frutto di competenze specifiche, costi non trascurabili che è necessario trovino il loro compendio in un coretto riconoscimento valoriale.

Se poi per motivi di mercato o emergenze particolari la programmazione stabilita deve essere rivista, le perdite non possono essere scaricate esclusivamente a valle, ma almeno condivise al fine di non compromettere la progettualità imprenditoriale.

Inoltre c’è ancora troppa disparità per quanto riguarda la distribuzione del valore tra chi trasforma e chi produce. Questo sistema non può essere considerato vincente perché non c’è equilibrio tra le parti. Gli orticoltori si trovano stretti tra la posizione dominante dei loro acquirenti che hanno il potere di stabilire insindacabilmente le remunerazioni e costi di produzione in continuo aumento che non possono essere evitati.

“I produttori orticoli – sostiene Brivio - in questi anni hanno dimostrato di essere disponibili ad assumersi la sfida per la realizzazione di una filiera che sappia rispondere all’esigenza di un consumo moderno, innovativo, sostenibile e lo hanno fatto mettendoci competenze e realizzando investimenti che solo la corretta distribuzione del valore permetterà loro di garantire anche in futuro”.

Solo se il processo di riorganizzazione della filiera orticola sarà frutto di un impegno comune, necessario perché tutti gli attori sono interconnessi tra loro, si potranno intravedere gli spiragli per la rinascita di un patrimonio produttivo capace di portare un reale e concreto valore al nostro territorio.

“E’ da un clima di collaborazione reciproca che scaturisce la bontà e la solidità di un progetto di lunga durata – conclude Brivio -; una filiera è forte e funzionale solo quando tutti i suoi componenti, dal produttore al consumatore, sono responsabilmente coinvolti”.

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