Dalle campagne è possibile ottenere, nei prossimi 10 anni, energia rinnovabile in grado di sostituire 3 centrali nucleari, con il coinvolgimento delle imprese agricole e senza causare danni al territorio. E’ quanto è emerso nell’incontro promosso dalla Coldiretti a Venezia sul tema “Per una filiera agricola italiana e rinnovabile” al quale ha partecipato una folta delegazione mantovana giunta nella città lagunare con un pulman partito di prima mattina dalla sede provinciale al Boma.
Dopo l’esito del referendum sul nucleare, occorre pensare al futuro energetico del nostro Paese. “In questo nuovo scenario – fa notare il presidente della Coldiretti virgiliana, Gianluigi Zani - l’agricoltura si propone per un ruolo decisivo: contribuire al bilancio energetico producendo energia verde, sostenibile per l’ambiente ed integrata col territorio, valorizzando i residui agrozootecnici e privilegiando l’efficienza anche grazie alla possibilità, tipica dei piccoli impianti, di impiegare l’energia termica prodotta”.
Secondo lo studio presentato a Venezia dalla Coldiretti, la produzione energetica potenziale dell’agricoltura al 2020 è di 15,8 Mtep (ml/t equivalenti petrolio), di cui 4,3 già attualmente prodotti. Si tratta dell’8 per cento del bilancio energetico nazionale. Sul piano ambientale, sviluppando le rinnovabili con il coinvolgimento diretto del mondo agricolo e senza causare danni al territorio, si potrebbero evitare emissioni pari a 26,37 ml/t all’anno di anidride carbonica (CO2), con l’impiego di 100mila lavoratori.
Per attivare questo processo è necessaria un politica mirata, “i cui principali strumenti riguardano la definizione delle procedure autorizzative e la differenziazione dei livelli di incentivazione. E’ importante che la semplificazione sia rivolta agli impianti di piccola taglia che non compromettano l’utilizzo agronomico del suolo”.