Zani: il prezzo è troppo basso, non copre i costi di produzione
Coldiretti è stata purtroppo buon profeta quando in autunno ha preconizzato un calo consistente delle semine di grano duro, oggi stimato al 25%. Questo coltura, destinata alla produzione di pasta, ha preso piede anche nella nostra provincia, nella quale si era arrivati ai 10 mila ettari. “Ora, invece, siamo al crollo nelle semine, che supera abbondantemente – secondo il presidente della Coldiretti virgiliana, Gianluigi Zani – la riduzione stimata in campo nazionale. Il grave crollo del prezzo ha ridotto di molto la convenienza della coltura. Anche sperando in una prossima ripresa, siamo comunque ben al di sotto dei costi di produzione”.
Le stime nazionali parlano di solo un milione di ettari investiti. Questo condiziona, secondo la Coldiretti, la produzione di pasta con frumento duro italiano, sicuramente migliore di quello che si trova sui mercati internazionali.
Mentre il prezzo del grano si riduce di un buon 30%, quello della pasta è aumentato del 3,4% “E’ una situazione insostenibile – fa notare Zani – Al prezzo attuale (tra 15 e 17 euro al quintale) non si coprono i costi di produzione. Le nostre aziende non possono lavorare in perdita e quindi la coltivazione, nelle stime, in attesa di dati precisi, sconta l’inevitabile penalizzazione negli investimenti”.
Nonostante il prezzo elevato, gli acquisti di pasta sono rimasti pressoché stabili (+ 0,1% in quantità), con il primato degli italiani che ammonta a 26 chili a testa. Nel nostro Paese vengono consumati 1,5 milioni di tonnellate di pasta, per un valore di 2,8 miliardi di euro.
Per salvare la pasta di grano italiano, la Coldiretti è impegnata nel progetto “Filiera agricola tutta italiana” col quale si intendono combattere le distorsioni e le speculazioni dal campo alla tavola, coinvolgendo le imprese agricole, i mercati degli agricoltori, le cooperative ed i consorzi agrari.