Hanno occupato di buon'ora via Melchiorre Gioia, nel tratto adiacente Piazza Città di Lombardia, per gridare a tutti che il riso italiano è in pericolo. Dalle 9:00 di questa mattina i risicoltori provenienti da tutta la Lombardia stanno manifestando a Milano sotto la nuova sede della Regione, per difendere il riso “Made in Italy” minacciato dall’import di riso a basso proveniente dai Paesi asiatici e in particolar modo dal prodotto a dazio zero proveniente dalla Cambogia.
 
Una manifestazione che ha visto la partecipazione di oltre 200 risicoltori lombardi che ha chiesto alle istituzioni  gran voce l’applicazione della clausola di salvaguardia a favore del riso italiano, da sempre sinonimo di qualità indiscussa. Accanto a loro anche un gruppo di mondine che ha distribuito ai cittadini/consumatori presenti un sacchetto di riso del territorio e servito ai presenti un assaggio di risotto alla milanese.
 
Un mercato quello del riso italiano – afferma Paolo Carra Presidente Coldiretti Mantova – che negli ultimi anni ha assistito ad una forte discontinuità nelle quotazioni di mercato e contemporaneamente un continuo aumento dei costi di produzione, in primis per i costi per l’irrigazione delle risaie. A tutto questo aggiungiamo la concorrenza dai Paesi dell’Est che riduce i prezzi del riso, grazie ad importazioni agevolate a dazio zero. Nonostante questi campanelli d’allarme – continua Carra – i nostri produttori risicoli storici non abbandonano la coltivazione di una delle eccellenze dell'agroalimentare italiano.
 
Come dimostra Livio Parise di Porto Mantovano, produttore di riso qualità Vialone Nano e Carnaroli con 30 ettari coltivati nel comune di Porto Mantovano. Produciamo principalmente per le riserie con una piccola parte destinata alla vendita diretta nei mercati di Campagna Amica locali. Con la nostra clientela abbiamo instaurato un rapporto di fiducia perché apprezza le qualità del nostro riso ed è disposta a pagarlo il giusto. Ma dobbiamo competere ad armi impari con varietà di riso proviene dall’estero ed immesso nei mercati con prezzi troppo bassi, in cui risulta discutibile sia la qualità che la sicurezza alimentare. Una concorrenza sleale che, ogni anno in fase di programmazione colturale, costringe i risicoltori a scelte colturali alternative quali il mais e la soia. Questi sono i campanelli d’allarme che giustificano il netto calo delle colture risicole negli ultimi 4 anni.
 
La Lombardia rappresenta circa il 40% dei 316 mila ettari coltivati a riso in Italia. Le zone maggiormente vocate a questa coltivazione sono Pavia, che è la prima provincia risicola d’Italia, e a seguire Milano e Lodi. Nel 2012 la produzione risicola lombarda è stata di 670mila tonnellate.
 
La crisi degli ultimi anni ha influito negativamente sulle imprese risicole: dal 2010 hanno chiuso i battenti quasi 360 aziende con una perdita di quasi 20mila ettari di risaie. A soffrire maggiormente è stato il Lodigiano dove le superfici si sono praticamente dimezzate passando da 2.248,92 a 1.088,96 ettari. Nel Milanese il calo ha superato il 22% (da 14.865,81 a 11.529,26), a Mantova si è scesi da 1.529,41 a 904,5 ettari (-40,9%), mentre a Pavia si sono persi quasi 15mila ettari passando da 88.539,18 a 73.870,1 pari a un calo del 16,6%.