“L’Italia è leader europeo nella qualità, nella sicurezza alimentare, nella distintività delle produzioni agricole. Anche per questi nostri primati abbiamo il dovere di essere capofila nelle politiche di difesa del territorio dalle contaminazioni. Gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico del Made in Italy”.
Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Cremona, torna ad evidenziare la ferma contrapposizione degli imprenditori agricoli (come della grandissima parte dei cittadini italiani) all’introduzione del biotech in agricoltura. Il tutto alla vigilia di una sentenza che desta grande preoccupazione: mercoledì 9 aprile, infatti, il Tar si pronuncerà sul ricorso presentato da un agricoltore friulano contro il decreto interministeriale che proibisce la semina del mais biotech MON810. Il rischio è che, se il ricorso fosse accolto, si potrebbe aprire la strada a semine incontrollate di colture geneticamente modificate.
“Apprezziamo a tal proposito l’impegno preso dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina che, qualora la sentenza del Tar annullasse il decreto sull’attuale divieto, si è detto pronto a intervenire per bloccare le coltivazioni ogm, in sinergia con il Ministro della salute Beatrice Lorenzin e il Ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti – aggiunge Voltini –. Consideriamo importante questa presa di posizione del ministro. La difesa del territorio nazionale dalla contaminazione da Ogm è un obiettivo condiviso dalla grande maggioranza degli italiani, che deve essere difeso dai rappresentanti delle istituzioni”.
Nell’Unione Europea – ribadisce la Coldiretti – nonostante l’azione delle lobbies che producono ogm, nel 2013 sono rimasti solo cinque, sui ventotto, i paesi a coltivare Ogm (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), con appena 148mila ettari di mais transgenico MON810 piantati nel 2013, la quasi totalità in Spagna (136.962 ettari).