La suinicoltura nel mantovano, con i sui 1,3 mln di capi allevati, rappresenta un pilastro importante per la zootecnia del territorio. Da Mantova, oltre ai tagli destinati al banco carni, partono le cosce di suino destinate alla produzione di due grandi Dop italiane come il prosciutto di Parma e il San Daniele. Trend, quella della suinicoltura che negli ultimi anni ha fatto registrare un calo degli allevamenti, soprattutto sulle scrofaie.
Le cause sono dovute all’aumento dei costi di produzione, in primis per l’acquisto dei mangimi e del mais (+3,7% a livello generale, con punte del 23% per alcune farine e un 12% per i nuclei). A questo si aggiunge una flessione nella remunerazione delle carni (fino al 2011 poi ripresa per il 2012) e i costi a carico delle imprese per l'adeguamento delle strutture alle nuove normative comunitarie sul benessere animale.
Dal 1 gennaio 2013, entrerà in vigore la normativa sul benessere animale che impone agli allevatori di adeguare le strutture di allevamento concedendo il giusto spazio per i singoli capi. I costi di adeguamento comportano un esborso variabile dai 500 ai 1.000 euro per capo suino e per tipologia delle porcilaie. Non sono ammesse ulteriori deroghe anche se richieste dall’Italia e le sanzioni previste, nel caso di inadempienza, sono pesanti.
“La normativa sul benessere animale, conosciuta già da tempo - afferma Paolo Carra, presidente Coldiretti Mantova – si somma ad altri adempimenti quali la direttiva nitrati e le emissioni in atmosfera. Questo comporta una diminuzione del numero di capi presenti nelle singole aziende, in quanto aumentando lo spazio necessario nelle strutture è facile prevedere una diminuzione di suini stimabile in un -15%. Sul fronte delle quotazioni delle carni – afferma Paolo Carra - occorre ridefinire un prezzo di riferimento sulle quotazioni della CUN, che tenga conto dei costi di produzioni e che permetta gratificazioni alle aziende che producono bene. Troppe volte abbiamo assistito a commissioni per stabilire i prezzi delle carni deserte, senza una quotazione settimanale di riferimento. L’introduzione della CUN (commissione unica nazionale) – prosegue ancora Carra – ha influito positivamente nel ridurre le “non quotazioni delle carni”.
Alcune proposte evidenziate da Coldiretti:- rilancio del settore con l’introduzione di un suino leggero italiano per tagli da macelleria.- trasparenza e chiarezza sui luoghi di stagionatura dei prosciutti, soprattutto per evitare che le produzioni dei grandi salumi Dop e non Dop avvengano nello stesso territorio.- accrescere le iniziative e i mezzi per promozionare le produzioni Dop, come si sta già facendo per altri prodotti dell’eccellenza italiana.