“Agli allevatori diciamo: accettate fatture definitive solo se il prezzo concordato è almeno di 0,407 euro al litro, che è quello pattuito nell'ultimo accordo. Nel caso in cui il prezzo fosse inferiore, emettete fatture solo a titolo di acconto fino a quando non sarà siglata la nuova intesa”. Lo afferma Carlo Franciosi, presidente della Coldiretti di Milano, Lodi, Monza e Brianza in merito alla questione del prezzo del latte.
Le stalle lombarde, infatti, sono in fibrillazione da quando è scaduto l'accordo con “Italatte” che stabiliva 0,407 euro al litro da gennaio a marzo 2012 e che ha fatto da riferimento per le intese successive. “Ci auguriamo – spiega il Presidente Franciosi - che l'industria casearia agisca con buonsenso riconoscendo il giusto prezzo al latte lombardo, un prodotto di alta qualità alla base di tesori alimentari come il Grana Padano, che contribuiscono al successo del vero made in Italy nel mondo”.
Speriamo – spiega la Coldiretti di Milano, Lodi, Monza e Brianza – che venga trovato un accordo al più presto, per evitare di mettere in crisi un settore che risente di costi di produzione sempre più elevati. Il prezzo della soia, ad esempio, dall'inizio dell'anno è cresciuto più dell'oro, facendo registrare un aumento record di quasi il 25 per cento. Forti incrementi anche per elettricità e gasolio. A questi, poi, si aggiungono i costi di manutenzione dei macchinari e delle strutture, quelli per la manodopera e quelli per il benessere degli animali.
“Il rischio – conclude il direttore della Coldiretti interprovinciale, Carlo Greco – è quello di incrinare una delle colonne portanti dell'economia regionale e nazionale, fonte di reddito non solo per gli allevatori ma anche per tutte le altre persone che lavorano nel settore. Il latte lombardo, infatti, con i suoi 4 milioni e mezzo di tonnellate rappresenta più del 40 per cento di tutto il latte italiano e la sua produzione coinvolge circa 6.200 aziende che danno lavoro, si stima, a oltre 13 mila persone”.