“Il ruolo dei diritti di impianto per l’avvenire del settore europeo del vino” da parte di COPA COGECA, l’associazione europea delle organizzazioni agricole nazionali, torna di grande attualità la salvaguardia delle zone vocate alla viticoltura di qualità. Il regolamento introdotto dalla Comunità europea stabilisce la fine del regime dei diritti di impianto con il 31 dicembre 2015. A quella data, tutti potranno impiantare vigneti ovunque.
“Se il criterio della libertà è assolutamente legittimo – dichiara Stefano Ravizza, delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa e viticoltore a Stradella, con un ruolo attivo in Ceja, l’associazione dei giovani imprenditori agricoli europei - crediamo anche che debbano essere pienamente salvaguardati i principi del territorio vocato e della qualità. Un regime di assoluta libertà di impianto porterebbe un grave danno al nostro Oltrepò, rischiando di consentire l’immissione sul mercato di grandi quantità di uva di scarsa qualità. Il pericolo infatti, si concretizzerebbe in una drastica riduzione della superficie vitata collinare, a vantaggio di vigneti impiantati in zone pianeggianti, caratterizzate da rese elevate ma anche da scarsa qualità. In un mercato che, in generale, penalizza la produzione di massa e privilegia la qualità, andare in quella direzione significherebbe un suicidio economico certo per tutto il nostro Oltrepò”.
“Inoltre – interviene Giuseppe Ghezzi, presidente di Coldiretti Pavia - occorre tenere presente i sacrifici fatti da quei viticoltori che, acquistando i diritti e reimpiantando, hanno affrontato notevoli sacrifici, anche economici e che vedrebbero vanificati i propri sforzi dall’attuazione di queste politiche scellerate. L’approvazione da parte di Regione Lombardia della richiesta di Coldiretti di prolungare il periodo di validità dei diritti di reimpianto da cinque ad otto campagne permette alle aziende agricole in un momento di crisi, un periodo di riflessione più lungo”.
“Non solo l’Italia ma tutti i produttori europei esclusi gli inglesi – ribadisce Ravizza - sono completamente contrari all’introduzione della liberalizzazione dei vigneti.“In un mondo che sempre più si avvia verso la qualità – sottolinea Giovanni Roncalli, direttore della Coldiretti di Pavia - ed in particolare in un settore che, ormai da anni, sta modificando le proprie abitudini con una contrazione della quantità a favore di un consumo consapevole, responsabile e di qualità, è assurdo applicare politiche che premiano la quantità a sfavore della qualità”.
“L’Oltrepò è un bacino di straordinario valore – conclude Ghezzi - caratterizzato dalla produzione di vini di illimitata eccellenza. Un valore che dobbiamo assolutamente salvaguardare, evitando il rischio che sia soffocato da una produzione di massa, uniforme e omologata, quale potrebbe essere quella dei territori a scarsa vocazione come la pianura”.