10 Febbraio 2022
Porlezza, “nuovi piani di controllo per risolvere il problema dei selvatici”

COMO-LECCO – “Per risolvere il problema dei selvatici è necessario adottare piani di controllo e contenimento specifici laddove una specie diventa invasiva e pericolosa per l’incolumità pubblica, oltreché una minaccia per l’equilibrio di un ecosistema in cui l’attività agricola va considerata parte integrante e attiva. Ne è esempio la dimensione assunta dal problema dei cervi nei terreni vicini alla riserva del Lago di Piano dove, in assenza di provvedimenti specifici, nessuno di fatto può intervenire in maniera efficace. Ci sono esempi vicini, dove grazie al pressing di Coldiretti Como Lecco il piano è stato attivato e dove l’azione di selecontrollo è già realtà. Invitiamo i presidenti della Comunità Montana e i responsabili della Riserva Naturale del Lago di Piano ad attivarsi il prima possibile in questo senso. La mobilitazione di Coldiretti continua e monitoreremo settimana per settimana la situazione, valutando ogni possibile ulteriore iniziativa”.

Lo rimarca Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco, al termine della riunione da poco conclusa a Porlezza dove gli allevatori di Coldiretti hanno incontrato l’assessore regionale all’agricoltura Fabio Rolfi (con lui il presidente del consiglio regionale lombardo Alessandro Fermi e il sottosegretario Fabrizio Turba). Rolfi ha raccolto l’allarme ribadito dagli allevatori, da Coldiretti e dai numerosi sindaci intervenuti, ma ha anche evidenziato gli attuali limiti normativi, aggravati peraltro dal fatto che il bilancio regionale ha costretto l’ente stesso a ridurre gli importi degli indennizzi dei danni a una quota media del 46%.

“Una situazione che non possiamo sostenere e che va risolta con ogni strumento disponibile. L’esistenza del problema è palese e diamo merito all’assessore Rolfi di averlo riconosciuto e di aver accettato un confronto diretto con le nostre imprese: ora chiediamo un ulteriore sforzo risolutivo, che si concretizza nell’adottare nuovi piani di controllo mirati. Solo così sarà possibile dar corso alla specifica attività di contenimento”.

Un problema – quello dei cervi del Lago di Piano – che si aggiunge a quello dei cinghiali, in una situazione molto delicata per il timore di diffusione di epizoozie potenzialmente devastanti per gli allevamenti dell’Alta Lombardia (come ad esempio la peste suina che ha raggiunto il vicino Piemonte): “Il conto dei danni è diventato in ogni caso insostenibile: il taglio degli indennizzi può pregiudicare la sopravvivenza delle imprese e mettere in predicato anche la monticazione in alpeggio, che diventa impossibile senza adeguate risorse: bisogna intervenire per salvare un sistema fatto di lavoro, di economia, ma anche di identità socioculturale che, nel presidiare l’ambiente montano, difende e dà continuità anche a una tradizione casearia tramandata da millenni”.

La situazione attuale è oggettivamente insostenibile anche sotto il profilo operativo: “Gli agricoltori sistemano i propri campi, ripetono le semine e, il più delle volte, si ritrovano nel giro di pochi giorni con i campi di nuovo invasi e la necessità di ricominciare da capo. Non è possibile lavorare in queste condizioni. E non è possibile farlo, soprattutto, in un periodo in cui l’agricoltura deve essere ancor più tutelata, dopo due anni di pandemia e alla vigilia di una ripresa che non può prescindere dal ruolo attivo delle imprese agricole. Il problema non è solo nei campi: incoraggiati dalla scarsa presenza umana e dal traffico pressoché assente, raggiungono perfino i centri urbani, comprese le città capoluogo, con evidenti problemi di sicurezza, anche sanitaria, per le popolazioni di queste zone, oltre al rischio – purtroppo concreto – di dover fronteggiare incidenti stradali dall’esito sempre più imprevedibile”.

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