4 Ottobre 2013
VARESE – AUMENTO IVA, PREOCCUPAZIONE NEL VARESOTTO

Bilancio pesante. Nel primo giorno dell’aumento Iva dal 21 al 22% sia i cittadini che le imprese della provincia di Varese hanno potuto toccare con mano gli effetti di un provvedimento di cui l’economia del territorio (e, per esteso, dell’Italia intera) non sentiva affatto il bisogno: già oggi l’aumento dell’aliquota sull’imposta di valore aggiunto è già costato circa 10 milioni di euro alle famiglie italiane. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sull’entrata in vigore del nuovo regime che fa scattare l’aliquota Iva dal 21 al 22% per numerosi beni.
Si tratta di un importo che rischia di moltiplicarsi ogni giorno fino a quanto non verranno assunti i provvedimenti annunciati per il contenimento della tassa.

“L’aumento dell’Iva non penalizza solo i beni agroalimentari cui essa è soggetta, come ad esempio i nostri vini o gli alcolici” sottolineano Fernando Fiori e Francesco Renzoni, presidente e direttore di Coldiretti Varese: “Anche i prodotti che mantengono un’aliquota minore, come i beni di consumo alimentare (pane, pasta, latte, ecc.) rischiano infatti un aumento di prezzo al consumo, poiché risentono dell’aumento dei costi di trasporto e del prezzo dei carburanti, questi sì soggetti all’aumento dell’imposta”.

Non va dimenticato, infatti, che ancor oggi l’88% della spesa degli italiani viaggia su strada.
Ad essere colpiti sono  quindi anche i prodotti non direttamente interessati dall’aumento. A preoccupare è di conseguenza in generale - osserva la Coldiretti prealpina - l’effetto negativo dell’imposta sul potere di acquisto degli italiani con una riduzione dei consumi che rischia di alimentare la spirale recessiva in cui si trova attualmente il Paese.

Un Paese da cui sempre più giovani rischiano di allontanarsi: la disoccupazione record ha spinto oltre 400mila italiani laureati, titolari di diplomi universitari e dottorati di ricerca, a lasciare l’Italia e a vivere attualmente all'estero: un fenomeno che tocca direttamente il Varesotto, anche per via della vicinanza con la Svizzera e i paesi del Centro Europa.

Il dato emerge da una analisi della Coldiretti sui dati dell’Ocse in occasione della diffusione dei dati Istat sull’occupazione ad agosto che evidenziano il record della disoccupazione giovanile: il 7,9% dei “cervelli” italiani è già stato costretto ad emigrare all’estero anche per trovare migliori opportunità di lavoro che l’Italia non sembra essere in grado di offrire.

La situazione potrebbe peggiorare a breve, con ben il 59% dei giovani studenti che si è dichiarato pronto ad espatriare perché non vede nel futuro prospettive occupazionali in Italia, secondo l’analisi Coldiretti/Swg.
Con la fuga dei giovani cervelli all’estero viene a meno il necessario ricambio generazionale e si mette a rischio la ripresa dell’Italia che – sottolinea la Coldiretti – è nelle mani di una classe dirigente impegnata nella politica, nell’economia e nella pubblica amministrazione che ha una età media di 58 anni, la pù’ alta tra tutti i Paesi europei. I dirigenti più anziani si trovano peraltro nel mondo economico dove il record è fatto segnare dagli istituti di credito, con l’età media dei presidenti e degli amministratori delegati dei principali gruppi bancari italiani che sfiora i 70 anni. 
                                               

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