L’abolizione della prima rata dell’Imu in agricoltura (per i terreni agricoli e i fabbricati rurali) dona po’ di respiro alle imprese agricole prealpine. A sottolinearlo è la Coldiretti provinciale di Varese che, attraverso il presidente Fernando Fiori e il direttore Francesco Renzoni sottolinea la positività “di un provvedimento importante e utile, riconosce la strategicità della nostra agricoltura e, in particolare, il suo ruolo di motore primario per lo sviluppo del territorio”.
Si tratta dunque di un tangibile segnale d’attenzione della politica alle imprese di un settore economico – quello agricolo – “che produce economia reale ed è sempre più strategico per il rilancio del sistema-Paese” sottolinea il presidente Fiori, ricordando che, proprio sul tema dell’Imu, “le sollecitazioni di Coldiretti sono state continue e hanno incontrato la sensibilità della politica nazionale”.
“E’ chiaro che gli effetti del provvedimento si riflettono con positività sul futuro delle imprese” aggiunge il direttore Renzoni: “Come ribadito anche dai vertici nazionali e regionali di Coldiretti, si tratta di una scelta responsabile che riconosce il ruolo ambientale, sociale e culturale della nostra agricoltura che contribuisce a produrre quei beni comuni che il mercato non remunera. Inoltre, l’abolizione dell’Imu può agevolare l’occupazione dei giovani in agricoltura dove uno dei principali ostacoli all’ingresso è proprio determinato dalla disponibilità di terreni e fabbricati rurali colpiti ingiustamente dalla tassa”.
A conferma della strategicità dell’agricoltura italiana, giungono anche le nuove stime che fanno prevedere un nuovo record storico per l’export agroalimentare italiano, che quest’anno porterà nel mondo le eccellenze produttive delle campagne italiane per un valore di 34 miliardi, con un aumento stimato del 7 per cento: dati che compensano i dati ancora negativi nei consumi interni, che hanno colpito come mai era accaduto prima anche l’alimentare con un taglio della spesa del 4 per cento nel primo semestre dell’anno.
A dare il “polso” della situazione valga il dato che quantifica in 700 milioni di euro l’insostenibile onere che l’Imu avrebbe comportato per le imprese agricole nel 2013.
L’Imu agricola è stata pagata nel 2012 da circa 3 milioni di contribuenti, di cui 600 mila agricoltori professionali (aziende agricole) secondo i dati divulgati dal ministero delle Politiche Agricole e Forestali, ancora riferiti all’intero territorio nazionale.
Anche a livello regionale la decisione è dunque salutata con positività: “Si tratta di una scelta importante per il Paese e per il settore agricolo” dice Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia. In caso contrario, si sarebbe abbattuta sulle aziende un’autentica stangata. “Quella assunta è una decisione responsabile e utile al rilancio dell’economia in un momento particolare, sia per la delicata congiuntura internazionale che per la necessità di rendere sempre più concreti e visibili i piccoli segnali di ripresa che iniziano ad emergere”.