1 Ottobre 2013
VARESE – PREZZO DEL LATTE, SITUAZIONE PARADOSSALE

L’accordo sul latte in Lombardia, peraltro mai sottoscritto da Coldiretti, “va assolutamente rivisto alla luce di situazioni di mercato oggettive, in cui le quotazioni del latte “spot” raggiungono il record di 52,58 centesimi al litro: dieci centesimi in più da quanto accettato da altre organizzazioni agricole: un prezzo che strozza le imprese e soddisfa unicamente la parte industriale”.

È duro ma oggettivo il commento che Fernando Fiori e Francesco Renzoni, presidente e direttore di Coldiretti Varese, espongono in relazione alla situazione paradossale del mondo del latte lombardo: da una parte, quotazioni “spot” che segnano autentici record al rialzo, dall’altro allevatori sempre più incerti per il futuro delle loro imprese, alle prese con rincari continui di costi di produzione a fronte di remunerazioni non sufficienti a garantire serenità

Già, perché il record, come detto, riguarda “il prezzo di latte spot, quello cioè non ricompreso nei contratti di fornitura: ma si tratta di un termometro che offre il polso di quelle che potrebbero essere, per le imprese agricole, le giuste aspettative dai mercati.

L’andamento delle quotazioni sta dunque garantendo ampie rendite alle industrie di trasformazione che, nella nostra regione, hanno firmato un accordo per il semestre agosto 2013 - gennaio 2014 per un prezzo alla stalla di 0,42 euro/litro. Un accordo, che con responsabilità non è stato accettato da Coldiretti Lombardia, né tantomeno da Coldiretti Varese, perché non riesce a coprire neanche i costi di produzione degli allevamenti prealpini. Tanto più che, considerando il periodo di “vacanza” dell’accordo, la media di retribuzione nel periodo giugno 2013/gennaio 2014 scende addirittura a 41,50 centesimi”.

Dunque la corsa del prezzo del latte non si ferma: l’incremento è pari al 2% rispetto alla settimana scorsa e del 25,5% rispetto allo scorso anno, nell’ultima quotazione “spot” settimanale alla borsa di Verona che con Lodi il punto di riferimento nazionale. A crescere su valori massimi sono stati anche i prezzi del latte pastorizzato importato con quello in arrivo dalla Germania che ha toccato il record di 53,61 centesimi al litro.

Per la Coldiretti prealpina “è necessario discutere su basi oggettive e riaprire al più presto la trattativa: per molti allevatori, le condizioni di operatività sono divenute insostenibili: a ciò va aggiunto il particolare valore qualitativo, più volte riconosciuto, del latte munto nel nostro comprensorio, dov’è un importante punto distintivo per l’intero settore primario”.

Conclude Fiori: “L’andamento crescente delle quotazioni è stato determinato a livello internazionale dalla scarsità dell’offerta nei principali Paesi produttori che ha condizionato le importazioni in Italia dove peraltro  in calo il latte raccolto: non si è mai verificata una forbice tanto alta e per un periodo così lungo tra il prezzo spot e quello dei contratti.

Un guadagno ingiustificato per l’industria a danno degli allevatori costretti ad affrontare un aumento stellare dei costi energetici e dell’alimentazione del bestiame che ha fatto chiudere le stalle. Il prezzo fissato va dunque assolutamente al più presto adeguato al rialzo”.

Dall’inizio della crisi nel 2007 ad oggi hanno chiuso in Italia oltre il 15% degli allevamenti con la produzione di latte che nei circa 38mila  allevamenti rimasti nei primi sei mesi del 2013  si è ridotta in media di oltre il 3% rispetto allo scorso anno, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Agea, ma è possibile che il deficit possa ulteriormente aggravarsi. Il taglio della produzione è stato del 2,45%, (in Lombardia del 2,15%).

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