Cambiamenti climatici e globalizzazione minacciano la frutta bresciana e tutto l'agroalimentare made in Italy.
Le anomalie climatiche di questa primavera si ripercuotono sull’intera filiera legata alla produzione e alla commercializzazione di frutta che, secondo dati della Provincia di Brescia, elaborati da Coldiretti, si sviluppa su una superficie totale di 831 ettari.
La frutta bresciana: i dati Coldiretti
Gli ettari bresciani sono destinati principalmente alla produzione di:
- mele: 102 ettari;
- actinidia: 86 ettari;
- pesche: 76 ettari;
- albicocche: 13 ettari;
- prugne susine: 12 ettari;
- ciliegie: 18 ettari.
“La produzione di ciliegie quest’anno è completamente compromessa – spiega Stefano Rocco titolare dell’azienda agricola “Le Campane” a Brescia – a causa dei continui sbalzi termici, della grandine e del forte vento, la perdita supera l’80% della produzione con gravi ripercussioni sull’intera filiera aziendale. Ci troviamo di fronte a una delle stagioni più critiche mai riscontrate, anche a causa dell’invasione di insetti “killer” non autoctoni come la cimice asiatica e la drosophila suzukii, il cosiddetto moscerino dei piccoli frutti, insieme alla diffusione di batteriosi e malattie spesso dovute alle basse temperature e all’umidità”.
Altra fonte di preoccupazione per la frutta bresciana è la “moria” dei kiwi, patologia che porta a un progressivo deperimento della pianta fino alla sua morte, che ha già toccato numerose aree del Nord-Italia. Tra le cause di questa grave malattia ci sono anche gli sbalzi termici, l’umidità e il maltempo, che provocano una ulteriore carenza di ossigeno alle radici della pianta.
Serve impegno per il made in Italy
Stefano Rocco da alcuni mesi è stato eletto presidente di ABO, l’associazione bresciana ortofrutticoltori: “Come rappresentante di un’associazione che raccoglie diversi produttori legati al mercato della frutta, della verdura e dell’agroalimentare made in Italy, non posso che confermare il nostro impegno per superare al meglio anche queste situazioni di difficoltà, continuando a offrire ai consumatori bresciani prodotti freschi e di qualità. Che si tratti di ortomercato o di vendita diretta, i prodotti di alta gamma sono una fondamentale leva competitiva di fronte a consumatori sempre più esigenti”.
Doverosa, in tal senso, la riflessione sulle abitudini di acquisto: la maggiore richiesta di prodotti italiani può aiutare il comparto ortofrutticolo a invertire quel trend che vede sui banchi dei supermercati tante proposte straniere. Un cambiamento che passa attraverso la sensibilizzazione dei consumatori e le partnership con la grande distribuzione sul territorio, per valorizzare prodotti freschi, buoni e che percorrano meno km possibili.