VARESE – “Le innovazioni tecnologiche offerte dall’agricoltura 4.0 rischiano spesso di non poter essere colte a causa dei ritardi nell’espansione della banda larga nelle zone interne e montane, come ampie porzioni del comprensorio prealpino”. E’ quanto afferma Coldiretti Varese in riferimento alla segnalazione dell'Antitrust sulla necessità di rimuovere gli ostacoli alla diffusione.
“Esiste purtroppo – evidenzia il presidente provinciale Fernando Fiori – un pesante “digital divide” tra città e campagna dove le nuove tecnologie sono uno strumento indispensabile per far esplodere le enormi risorse che il territorio può offrire, dai droni che verificano in volo lo stato delle colture ai sistemi informatizzati di sorveglianza per irrigazioni e fertilizzanti, dall’impiego di trappole tecnologiche contro i parassiti dannosi alla blockchain per la tracciabilità degli alimenti”.
L’agricoltura 4.0 di precisione rappresenta il futuro dei campi ed entro due anni mira a coinvolgere il 10% della superficie coltivata in Italia con lo sviluppo di applicazioni – sottolinea la Coldiretti – sempre più adatte alle produzioni nazionali su diversi fronti: dall’ottimizzazione produttiva e qualitativa alla riduzione dei costi aziendali, dalla minimizzazione degli impatti ambientali con sementi, fertilizzanti, agrofarmaci fino al taglio dell’uso di acqua e del consumo di carburanti.
“Le nuove tecnologie digitali per l’agricoltura 4.0 di precisione sono dunque uno strumento strategico per ripartire da un presente che deve fare i conti con una emergenza, quella del Covid-19, che ci sta mettendo a dura prova ma che ha anche fatto scoprire l’importanza dell’innovazione” rimarca Fiori nel sottolineare che “vogliamo accelerare la transizione digitale dell’agroalimentare Made in Italy, promuovendo la distintività e l’identità dei nostri prodotti e dei nostri territori con le giuste figure professionali all’interno delle aziende. Se siamo primi nel mondo nel cibo dobbiamo essere primi nel mondo anche nelle tecnologie che lo supportano”.
L’allarme globale provocato dal Coronavirus – conclude il presidente di Coldiretti Varese - “ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo e dell’agricoltura, ma ha evidenziato tutte le fragilità sulle quali è necessario intervenire. Tra queste c’è la necessità di informatizzare il territorio, rendendo accessibili le reti veloci anche nelle aree più remote, come alpeggi e zone rurali isolate. Perché è anche qui che le imprese, con la loro presenza e lavoro, vanno a presidiare il presente e il futuro, dando continuità alla tradizione”. In gioco c’è una filiera allargata che in Italia dai campi agli scaffali vale oltre 538 miliardi con oltre 3,6 milioni di occupati con l’Italia che nonostante una storica sottovalutazione può ancora contare su una agricoltura che si classifica al primo posto a livello comunitario per numero di imprese e valore aggiunto grazie ai primati produttivi, con una leadership nei prodotti di qualità come salumi e formaggi, che costituiscono una spina dorsale strategica anche per l’economia della nostra provincia.