Quote latte, dopo l’emendamento congela multe che ha scatenato le ire di Bruxelles e la minaccia di dimissioni da parte del ministro Galan, adesso però gli splafonatori vanno alla sbarra. Ce li porterà il pubblico ministero Maurizio Ascione nel processo che si aprirà domani giovedì 15 luglio 2010, alle 10.30, davanti alla quarta sezione penale del Tribunale di Milano (terzo piano).
Nei guai sono finiti gli amministratori di due cooperative: la Lombarda con sede a Melzo in via Martiri della Libertà e la Latteria Milano con sede a Milano in via San Vittore. I reati contestati sono peculato e truffa. Il primo a carico dei due amministratori delegati e legali rappresentanti pro tempore delle cooperative. Il secondo riguarda una ventina di consiglieri di amministrazione succedutisi negli anni. Secondo l’accusa, il danno alle tasche dei contribuenti è di oltre 100 milioni di euro per un sistema che, inaugurato nel 2003, ha continuato a funzionare sino al febbraio 2009.
Il meccanismo si basava sulle due cooperative che, dopo aver avuto dalla Regione Lombardia l’autorizzazione a ritirare il latte e a pagarlo agli allevatori (grazie all’iscrizione nel registro dei primi acquirenti), non versavano poi nelle casse dello Stato (all’Agea: Agenzia per le erogazioni in agricoltura) il cosiddetto “super prelievo” (le multe, ndr.) previsto per chi produce fuori dalle quote assegnate.
In pratica gli splafonatori intascavano sia i legittimi pagamenti per il latte che avevano diritto di mungere e mettere sul mercato, sia quelli che invece dovevano essere trattenuti dalle due coop perché rappresentavano gli importi dovuti all’Amministrazione Pubblica per la superproduzione. Un giochetto che, secondo la Procura di Milano, ha fruttato più di 100 milioni di euro.
Il reato di peculato, dice il pm, si è verificato quando le due cooperative, incaricate di pubblico servizio come primi acquirenti, hanno dolosamente omesso di versare allo Stato i soldi ricavati dalla vendita del latte fuori quota.
Mentre l’accusa di truffa nasce dal fatto che, secondo il pm, le due coop sono state messe in piedi allo scopo tra l’altro di permettere agli associati di intascare anche i soldi che non avrebbero dovuto ricevere in quanto derivanti da latte fuori quota.
Un sistema a causa del quale si sono considerate danneggiate la Regione, l’ Agea, la Coldiretti, nonché alcune cooperative di produzione che hanno sempre lavorato nel rispetto della legge e che si sono già costituite parti civili nel processo a tutela dei propri associati.
(14/07/2010)
Fabio Bonaccorso comunicazione.lombardia@coldiretti.it 347/0599454