Nonostante la burocrazia e i cordoni del credito che il sistema banche continua a mantenere stretti, in provincia di Como si vedono i primi segnali di ripresa degli investimenti in agricoltura.
E’ quanto emerge da una prima analisi di Coldiretti in base ai dati della Provincia di Como che ha ricevuto nei giorni scorsi 16 domande di investimento per un totale di oltre un milione 700 mila euro di altrettante imprese del settore lattiero-caseario che hanno utilizzato le misure del Piano di sviluppo rurale della Lombardia per sostenere il comparto.
“E’ un segnale che ci auguriamo possa essere confermato in futuro – spiega il Presidente di Coldiretti Como-Lecco, Alberto Pagani - Certo qualcosa si sta muovendo soprattutto tra i nostri associati (Coldiretti Como ha infatti presentato il 100% delle domande presentate dalla Provincia, ndr.) a dimostrazione della tenacia e del coraggio di imprenditori che soprattutto nei momenti di difficoltà, piuttosto che lamentarsi si tirano su le maniche e investono in qualità, in innovazione e soprattutto nella filiera tutta agricola e tutta italiana”.
Tra gli investimenti previsti c’è infatti quello di una cooperativa di montagna che trasforma il latte in formaggi tipici e che si appresta a venderli direttamente attraverso un distributore automatico. “Abbiamo anche un imprenditore che per incrementare la qualità si appresta a rifare la stalla nuova – spiega Tino Arosio, Direttore della Coldiretti di Como-Lecco - e un altro giovane imprenditore che introdurrà un robot per la mungitura delle sue vacche per potersi più facilmente dedicare alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti”.
Secondo Coldiretti Como-Lecco questi segnali di fiducia per il futuro assumono ancor più importanza se collocati in un momento difficile per le quotazione del latte alla stalle fermo a poco più di 33 centesimi al litro, con le banche che tirano il freno sul credito, aumentando i costi e chiudendo i fidi alle imprese. “Senza dimenticare – conclude Arosio - l’irrisolta questione della eccessiva burocrazia presente anche nel Piano di sviluppo rurale della Lombardia che rischia di dover restituire a Bruxelles le risorse non impiegate”.