In merito al sequestro di pomodori tunisini spacciati per italiani e venduti anche a Bergamo, la Coldiretti provinciale sottolinea l’importanza della legge, approvata all’unanimità il 18 gennaio scorso, che obbliga di indicare l’origine geografica del prodotto agricolo su tutti gli alimentari.
“Questa norma l’abbiamo fortemente voluta – spiega il presidente di Coldiretti Bergamo Giancarlo Colombi – ed è arrivata dopo dieci anni di battaglie, manifestazioni, iniziative di denuncia nelle sedi istituzionali e politiche, che hanno visto non solo la partecipazione dei produttori ma anche dei cittadini e di molti politici. Per quello che rappresenta deve essere considerata una vittoria per tutto il Paese. I consumatori saranno ora più liberi di scegliere, le aziende agricole si vedranno riconosciute il valore del lavoro che ogni giorno fanno su qualità e sicurezza alimentare, mentre “i furbi” non potranno più far passare come prodotto del territorio qualcosa che non lo è. I pomodori falsamente italiani sono stati smascherati perché per gli ortaggi freschi è già prevista l’etichetta, ma ancora molti prodotti sono anonimi e si prestano ad essere oggetto di truffe. Per questo è importante che ci sia da parte di tutti il massimo impegno affinché la legge “salva made in Italy” venga applicata al più presto”.
Secondo un rapporto Coldiretti/Eurispes circa un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati, per un valore di 51 miliardi di euro di fatturato, deriva da materie prime importate, trasformate e vendute con il marchio Made in Italy, in quanto la legislazione lo consentiva, nonostante in realtà esse potessero provenire da qualsiasi punto del pianeta.
“Gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali sono molto diffusi - riferisce il direttore di Coldiretti Bergamo Lorenzo Cusimano - e riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere. L’approvazione della legge sull’etichettatura d’origine pone fine ad un grave inganno nei confronti dei produttori italiani e dei consumatori che attribuiscono grande importanza alla provenienza degli alimenti”.