La Lombardia è la terza regione italiana per valore economico generato da cibi e vini DOP e IGP, che è pari a circa 2,5 miliardi di euro. È quanto afferma la Coldiretti regionale sulla base dei dati Ismea-Qualivita in occasione dell’inaugurazione di Cibus, il Salone Internazionale dell’Alimentazione a Parma, che apre allo stand Coldiretti (Padiglione 8 Stand K024) con la mostra sulle minacce al Made in Italy a tavola e un incontro alla presenza, tra gli altri, del presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini, del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e di quello delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso.
Grazie a 75 filiere certificate di cibo e vino – precisa la Coldiretti Lombardia su dati Ismea Qualivita – la DOP economy regionale raggiunge un peso del 16% del valore complessivo del settore agroalimentare lombardo, con il comparto cibo che contribuisce nello specifico con 34 filiere certificate (per un valore di circa 2 miliardi di euro), mentre il contributo del comparto del vino deriva da 41 filiere certificate (per un valore di quasi 500 milioni di euro).
Il cibo made in Italy – spiega la Coldiretti – assume un ruolo sempre più centrale per la crescita economica del Paese, con il valore della filiera agroalimentare italiana allargata che sale a 620 miliardi di euro. Un successo che si riflette anche nelle esportazioni di cibo, con la Lombardia che fa registrare un aumento in valore del 7% in un anno, sfondando quota 10 miliardi di euro a fine 2023, secondo l’analisi Coldiretti sugli ultimi dati Istat.
Un valore aggiunto per il sistema Paese che – continua la Coldiretti – è minacciato da diversi fronti ancora aperti in Europa: dai bollini del Nutriscore alle etichette allarmistiche, fino alla direttiva sul packaging e ai prodotti stranieri che diventano magicamente italiani grazie a lavorazioni minime. E proprio al Cibus di Parma, Coldiretti ha portato anche alcuni esempi dei prodotti scoperti nel corso della recente mobilitazione al Brennero: si va dalle cosce di maiale danesi pronte a diventare prosciutti tricolori, fino al formaggio che richiama le Alpi ma prodotto nel Nord Europa. Il tutto sfruttando la norma dell’ultima trasformazione prevista dall’attuale codice doganale dei cibi che permette ai prodotti esteri di diventare 100% italiani con lavorazioni anche minime.
“Ci siamo battuti a tutti i livelli per frenare alcune storture Ue che minacciavano il futuro dell’agroalimentare nazionale, facendo crollare la produzione e mettendo in contrapposizione agricoltura e ambiente – sottolinea il presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini - Ci auguriamo che la futura Commissione faccia scelte più consapevoli e non ideologiche, risolvendo le problematiche ancora aperte che pesano sui bilanci delle imprese agricole europee, ma anche affermando i principi della reciprocità delle regole e della trasparenza verso i cittadini su quanto portano in tavola. Un obiettivo che Coldiretti sostiene con una grande raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare che imponga l’obbligo dell’indicazione di origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nella Ue".