COMO-LECCO – “L’anno che si va a chiudere è stato, purtroppo, l’ennesimo costellato da un bilancio di danni da selvatici che non accenna a diminuire. L’agricoltura è preoccupata e chiede a gran voce che, con il 2022, si marchi definitivamente un atteso cambio di passo”. Lo evidenzia il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi a fronte di una situazione – quella relativa all’allarme selvatici – che è sempre più fuori controllo. Lo scenario è noto: dai cervi che invadono le gallerie stradali, ai cinghiali che “passeggiano” per paesi e città, fino agli incidenti che si ripetono con frequenza più che quotidiana e un’agricoltura martoriata ai quattro angoli delle terre lariane.
Nel 2021, l’allarme selvatici ha ormai assunto caratteri di un’emergenza dinanzi alla quale non si vede la fine: “Le denunce dei nostri soci sono quotidiane, e ciò che preoccupa è che i danni nei campi sono sempre più evidenti e ingenti. Del resto il numero degli animali selvatici che invadono fondi, campi e borghi rurali è in aumento e così sarà in futuro se non verranno messe in atto misure di contenimento efficaci, come Coldiretti chiede da anni. A ciò si assomma un carico burocratico non indifferente, che scoraggia molti a procedere alle denunce danni, come invece è importante fare. Ci sono aziende alle quali, a fronte di prati e campi distrutti, è stata riconosciuto alla fine un ristorno di pochi euro. E’ inaccettabile continuare così”.
Dalla Valsassina all’Alto Lago, dalle colline di confine con il Varesotto e la Svizzera alla Val Menaggio e all’Intelvese.
Il presidente della Coldiretti interprovinciale torna quindi a chiedere “un coinvolgimento delle istituzioni per un problema che valica ogni delimitazione territoriale e si sussegue senza soluzione di continuità. E quando non ci sono i cinghiali, arrivano i cervi a completare l’opera. Peraltro, si tratta di animali sempre meno timorosi della presenza delle bestie al pascolo: abbiamo superato il limite dell’incredibile nelle immagini in cui si vedono cervi e cinghiali pascolare insieme alle vacche, in uno stesso prato”.
La presenza dei selvatici mette a rischio oltre l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali, ma la stessa presenza degli agricoltori soprattutto nelle zone montane e di confine, e con essa quella costante opera di manutenzione che preserva le aree montane dal dissesto idrogeologico.
“Ciò che chiediamo – conclude Trezzi - è quello di poter fare impresa producendo per i cittadini e non per gli animali selvatici nocivi. È sempre più urgente porre in ogni misura utile e necessaria a porre un argine al fenomeno, considerando che il loro numero è continuato ad aumentare negli anni. Da parte di Coldiretti Como Lecco non è mai mancata la disponibilità al confronto: ma è doveroso raggiungere delle soluzioni”.