23 Ottobre 2025
COLDIRETTI, SOS RISO ITALIANO: IMPORT SELVAGGIO FA DIMEZZARE PREZZI NEI CAMPI

23 Ottobre 2025

 

MADE IN ITALY: COLDIRETTI, SOS RISO ITALIANO, IMPORT SELVAGGIO FA DIMEZZARE PREZZI NEI CAMPI
Arrivi di prodotto straniero aumentati del 10% nel 2025, servono reciprocità e clausole di salvaguardia

Le importazioni selvagge di riso straniero fanno crollare i prezzi di quello italiano con i produttori nazionali che si vedono pagare quasi la metà rispetto a pochi mesi fa, con cifre precipitate al di sotto dei costi di produzione. A lanciare l’allarme è la Coldiretti con la filiera nazionale che è già entrata in sofferenza a poche settimane dall’avvio della raccolta.

Le quotazioni all’origine del riso tricolore per le varietà più note come il Carnaroli o l’Arborio sono quasi dimezzate, passando indicativamente da 1,-1,10 euro al chilo a 60-70 centesimi, nell'attuale campagna, nonostante una produzione di poco sopra i livelli dello scorso anno.

A pesare sono gli arrivi di riso straniero, aumentati del 10% nei primi sette mesi del 2025, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, per un totale di 208 milioni di chili. Una situazione aggravata dal fatto che il 60% di tutto il riso importato in Italia gode di tariffe agevolate – ricorda Coldiretti -, con il 50% che arriva confezionato. Dal 2009, grazie all’iniziativa Eba, le importazioni dai Paesi meno sviluppati sono passate da 9 a quasi 50 milioni di chili, un dumping aggravato dall’uso di pesticidi vietati e dal sospetto di sfruttamento del lavoro minorile. E la stessa dinamica minaccia di ripetersi anche con un possibile futuro accordo Ue-India. Sono tra l’altro preoccupanti le ultime notizie sull’evoluzione dei negoziati sulla revisione del Regolamento sul Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG) che rischia di portare ad una clausola di salvaguardia che, seppur basata sull’automatismo, potrebbe rivelarsi totalmente inefficace per la tutela del riso europeo.

Infatti, se applicata nelle modalità proposte, si attiverebbe solo al superamento di oltre 600mila tonnellate di riso base lavorato, una quantità assolutamente inaccettabile e inutile a difendere la filiera nazionale.

Un problema che pesa anche nell’accordo tra Ue e Mercosur. Dai Paesi del blocco sudamericano ne sono già arrivati oltre 5 milioni dell’anno in corso, con il 2025 che si avvia a far segnare il record. Anche se le quantità sono nettamente inferiori a quelle complessive, si tratta comunque di un segnale preoccupante alla luce del fatto che l’intesa prevede l’ingresso in Europa di riso a dazio zero fino a 60 milioni di chili, che andrebbero a sommarsi alle quantità attuali, con il Brasile che è oggi il primo produttore extra-asiatico a livello mondiale. Di fatto si aprono le porte ad un mercato che oggi ha una capacità di esportare pari a circa 2.4 miliardi di chili di riso lavorato.

Nell’intesa col Mercosur mancano reciprocità e regole comuni – rileva Coldiretti - poiché i coltivatori sudamericani usano fitofarmaci vietati in Europa, hanno manodopera a basso costo e controlli meno rigidi. Ma è necessaria anche la cancellazione della regola sull'origine del codice doganale, per dare vera trasparenza ai consumatori e tutelare i produttori di riso italiani ed europei, imponendo l’obbligo dell’origine in etichetta su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Unione Europea.

Alla concorrenza sleale del prodotto straniero si sommano le incognite legate ai costi di produzione con i prezzi dei principali mezzi tecnici, dai fertilizzanti all’energia, che hanno visto negli ultimi anni degli aumenti a doppia cifra, sulla scorta di guerre e tensioni internazionali, che li collocano ben al di sopra del periodo pre Covid e guerra in Ucraina.

A rischio è il futuro di un settore che detiene il primato europeo– conclude Coldiretti -, con circa 1,4 miliardi di chili di risone all’anno, secondo Coldiretti. La coltivazione si concentra soprattutto al Nord: il Pavese con 83.000 ettari e le province di Vercelli e Novara con 100.000 ettari complessivi coprono da sole il 90% della risicoltura nazionale. A questa filiera partecipano oltre diecimila famiglie, tra imprenditori e lavoratori, distribuite lungo tutta la Penisola.

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