Ogni anno in Lombardia la burocrazia, in media, brucia un mese di lavoro alle aziende agricole. E’ quanto emerge da una stima di Coldiretti dopo un’analisi di registri, procedure e tempi di attesa a cui un imprenditore lombardo deve fare fronte durante la sua attività. Si tratta in media di quasi un giorno alla settimana con la testa fra le scartoffie invece che in stalla o sul trattore.
“Siamo arrivati a un livello soffocante che rischia di paralizzare l’attività delle aziende in un momento economicamente delicato come questo - afferma Nino Andena, Presidente della Coldiretti Lombardia – La burocrazia è uno strumento importante, ma non deve diventare una palla al piede al lavoro quotidiano”.
Sono infatti 35 i registri nei quali le aziende agricole possono incappare durante la loro normale attività quotidiana, senza contare la decina fra procedure e documenti necessari durante gli espropri, i 20 allegati per la direttiva nitrati, la pioggia di carta per le Diap (dichiarazioni di inizio attività), le Aia (autorizzazione integrata ambientale) o il Sistri (la gestione dei rifiuti).
“Basterebbe utilizzare le informazioni che già sono contenute nei fascicoli aziendali, che sono una specie di carta d’identità delle singole imprese agricole, accettare qualche autocertificazione o sfruttare meglio il Siarl, il sistema informatico agricolo della Lombardia, per ridurre drasticamente il tempo perso per la burocrazia, come minimo dimezzandolo - aggiunge Andena – abbiamo visto, per esempio, che per quanto riguarda gli espropri potrebbero bastare 2 passaggi, come autocertificazione e fascicolo aziendale, invece dei 10 attuali”.
(18/06/2010)
Fabio Bonaccorso
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