“Sono bellissime” dice Mario Pusterla, 53 anni, agricoltore e consigliere della Coldiretti di Sondrio, mentre guarda i frutti rossi appesi agli alberi lungo i fianchi Valtellina, dove da una decina di giorni è iniziata la “vendemmia” delle mele. Perche qui, dalla metà di agosto alla terza settimana di ottobre si raccolgono, tutte a mano come per l’uva, le varietà gala, stark, golden, granny e fuji, per oltre 400 mila quintali.
Questo è il primo anno che le mele della Valtellina possono fregiarsi del marchio Igp (Indicazione geografica tipica) e sono le uniche della Lombardia, come a sud, nel Mantovano, ci sono le pere igp. Ma le mele tipiche sono qui, lungo la valle che da Sondrio sale verso le Alpi e dove dagli anni Cinquanta i frutteti hanno in parte preso il posto dei vigneti terrazzati.
Ma gli oltre mille ettari di terreni sono sbriciolati in una miriade di mini appezzamenti gestiti dai 1.200 soci del consorzio Melavì che riunisce le tre cooperative di Ponte, Villa di Tirano e Alta Valtellina. In questi giorni sono tutti fra gli alberi a”staccare” i frutti maturi: in media su ogni pianta ci sono fra i 15-20 chili di mele con 1.500-2.000 alberi per ettaro.
“Ma il problema– spiega Pusterla – non è tanto la produzione, di alta qualità, ma il prezzo: troppo basso”. Da due anni le quotazioni viaggiano sui 30 centesimi al chilo che, secondo Enrico Giacomelli, direttore della Coop Alta Valtellina di Tovo di Sant’Agata “rappresentano la soglia minima di sopravvivenza sotto la quale si lavora in perdita”. Quest’anno sembra che il mercato tenga meglio che in passato anche se difficilmente si tornerà ai 40 centesimi al chilo di 6 o 7 anni fa.
“Per portare a casa la giornata – aggiunge Pusterla - bisognerebbe prendere almeno 35 centesimi. Speriamo”. E la speranza è rappresentata anche dalle voci che girano per i frutteti della Valtellina che parlano di produzioni in calo in Polonia dove la raccolta dovrebbe attestarsi sui 2,8 milioni di tonnellate contro i 3,2 milioni del 2009 e contro gli oltre due milioni dell’Italia. “A livello nazionale la produzione della Valtellina pesa fra l’1,5 e il 2 per cento” spiega Enrico Giacomelli.
“Vicino a noi, in Trentino, si raccolgono fra i 3 e i 4 milioni di quintali all’anno e riescono a farsele pagare di più anche se sono uguali alle nostre – commenta Pusterla – ma loro hanno puntato sul marketing ormai da anni e sono riusciti a valorizzare il prodotto. Noi che lavoriamo con l’acqua alla gola dove andiamo recuperare le risorse per fare la stessa cosa?”.
Per questo Emanuele Ghirardelli, il direttore della Coldiretti di Sondrio, vuole mettere attorno a un tavolo i produttori, la provincia, i comuni e la camera di commercio “per capire quali strade percorrere, magari anche a livello europeo, per trovare i fondi necessari a far conoscere meglio ai consumatori italiani e stranieri il vero valore delle mele Igp della Lombardia”.
(31/08/2010)
Fabio Bonaccorso comunicazione.lombardia@coldiretti.it 347/0599454