Una gestione coordinata e di sistema, che coinvolga l’assessorato all’Ambiente in collaborazione con quelli del Welfare e dell’Agricoltura. Lo chiede la Coldiretti Lombardia in vista dell’approvazione del nuovo piano regionale di contenimento delle nutrie, che sono sempre più diffuse sul territorio regionale.
“Ne abbiamo parlato con la neo assessora al Welfare e vice presidente di Regione Lombardia Letizia Moratti, che abbiamo recentemente incontrato – afferma Paolo Voltini, presidente di Coldiretti Lombardia – La sua proposta di istituire un tavolo tra i tre assessorati e i rappresentanti degli agricoltori ci trova pienamente d’accordo e per questo ci sentiamo di ringraziarla per la grande sensibilità dimostrata”.
I danni provocati dalle nutrie sono molteplici – spiega la Coldiretti Lombardia –. Oltre a distruggere le coltivazioni, scavano le loro tane lungo l’argine dei fossi creando dei veri e propri tunnel che minano la tenuta del terreno, con il rischio di incidenti per chi è al lavoro nelle campagne vicine. Si nutrono di una grande varietà di vegetazione, hanno un impatto negativo anche su altre specie animali e possono costituire un veicolo di trasmissione di malattie come la leptospirosi. La loro proliferazione incontrollata, inoltre – continua la Coldiretti regionale – spinge sempre più questi roditori anche nei pressi dei centri abitati. Si aggiungano poi i pericoli sulle strade: le nutrie invadono le carreggiate, provocando incidenti e mettendo in pericolo la sicurezza delle persone. Non è un caso quindi – sottolinea la Coldiretti Lombardia – che la nutria sia inserita tra le 100 specie aliene più dannose del mondo.
“Non si tratta solo di una questione agricola – continua il presidente Voltini –. Siamo di fronte, invece, a un problema che riguarda anche la salute pubblica, la tutela ambientale e la tenuta idraulica. Per questo serve un’azione comune e condivisa, che tenga conto di tutti questi aspetti. Finora Regione Lombardia, attraverso la DG Salute, ha fatto sforzi importanti per arginare il problema e garantire in parte il contenimento di questi maxi topi. Adesso, con il rinnovo del piano di contenimento, è sempre più pressante l’esigenza di coordinare a livello centrale i singoli territori provinciali che allo stato attuale si stanno muovendo in autonomia”.
“Gli agricoltori sono impegnati in un continuo miglioramento del loro lavoro, per un’agricoltura sempre più sostenibile e attenta al benessere animale – conclude Voltini –. Tutto questo però è inutile se non riusciamo a proteggere la loro salute e le loro attività dalle incursioni fuori controllo dei selvatici, che sono un vero flagello: serve un piano di intervento incisivo, con nuove risorse da mettere in campo anche a livello nazionale, per tutelare la nostra agricoltura e il nostro agroalimentare, una filiera centrale per il Paese come ha dimostrato anche l’emergenza coronavirus”.