Quotazioni spaccate, discrete per i risi da interno, insufficienti per le varietà da sportazione. Bisogna evitare che le mancanze dell’industria si ripercuotano sulle imprese agricole
Sul fronte del riso la situazione è diversa per le varietà da interno e quelle da esportazione. Se le prime, come Arborio e Carnaroli, coltivate nel pavese godono di quotazioni discrete, le seconde, Balilla, Selenio e Thaibonnet, regine delle rasaie lomelline, soffrono di una condizione disastrosa con prezzi inferiori del 60% rispetto allo scorso anno.
Un simile livello, che si attesta, nonostante piccoli segni di incremento di questi ultimi giorni, attorno ai 24 centesimi al chilogrammo rischia di mettere in crisi la sopravvivenza della risicoltura che per propria natura richiede alti costi di produzione.
Agli oggettivi problemi commerciali, lo scorso anno si sono sommati altri eventi che hanno funestato l’andamento della campagna passata. Tra questi il fallimento di un’importante riseria pavese che ha provocato grossi danni a molte imprese agricole.
“Per evitare che si ripetano episodi spiacevoli – dichiara Giuseppe Ghezzi, presidente della Coldiretti di Pavia - come quelli che hanno visto coinvolti molti risicoltori nel fallimento della Riseria Europea, occorre individuare i meccanismi necessari a garantire il pagamento alle imprese agricole fin dalla prossima campagna di commercializzazione”.
“Abbiamo già avanzato alcune ipotesi – prosegue Giovanni Roncalli, direttore della Coldiretti di Pavia – e stiamo cercando la completa condivisione su alcuni progetti che coinvolgono l’intera filiera e che consentirebbero di garantire la sicurezza del pagamento alle imprese agricole e una maggiore tranquillità alla parte industriale”
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