“C’è molta preoccupazione tra gli allevatori lombardi per la peste suina africana che si sta diffondendo in diverse parti della Germania e che può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, ma non è, invece, trasmissibile agli esseri umani”. È quanto afferma Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Lombardia nel commentare la presa di posizione dell’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione, Sistemi Verdi Fabio Rolfi che ha sottolineato l’importanza di piani di contenimento dei cinghiali per combattere la diffusione di questa malattia.
Questo virus – precisa la Coldiretti Lombardia – può passare facilmente da un animale all’altro attraverso stretti contatti tra individui, o con attrezzature contaminate (camion e mezzi con cui vengono trasportati gli animali, stivali, ecc.) o attraverso resti di cibo che trasportano il virus e abbandonati dall’uomo. Il rischio che il contagio possa essere esteso agli allevamenti italiani – continua la Coldiretti regionale - rappresenterebbe un gravissimo danno economico per le imprese soprattutto in un territorio come quello della Lombardia, prima regione in Italia per numero di maiali allevati.
Un possibile veicolo di contagio della peste suina africana possono essere proprio i cinghiali, il cui numero negli ultimi anni si è moltiplicato in tutta Italia fino a superare i due milioni di esemplari secondo le ultime stime. La proliferazione senza freni di questi animali – continua la Coldiretti Lombardia – oltre a preoccupare per i rischi per la salute, provocati dalla diffusione di malattie come appunto la peste suina, sta provocando un’escalation di danni nelle campagne, che si vanno a sommare a quelli di altre specie selvatiche come ad esempio le nutrie. I cinghiali - prosegue la Coldiretti regionale - sono inoltre responsabili di aggressioni e incidenti stradali che solo in Lombardia nel 2019 sono stati 128.
Il blocco di tutta l’attività di caccia nelle cosiddette zone rosse individuate dall’ultimo DPCM rischia di avere serie ripercussioni sul contenimento delle specie invasive, la difesa dell’agricoltura e la sicurezza delle persone. Oltre otto italiani su 10 (81%) – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero.